ASIA/IRAQ - “Temiamo la guerra civile per molte ragioni, una delle quali è che i cristiani ne sarebbero le prime vittime”: dice una religiosa irachena delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena

giovedì, 31 marzo 2005

Baghdad (Agenzia Fides)- “Sono nata a Karakoch, nella provincia di Nineveh e ho servito come insegnante e direttrice di una scuola secondaria prima di diventare superiora generale per dodici anni. Appartengo al rito siriaco” così si presenta suor Marie Therese Hanna delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena, in Iraq. Suor Marie traccia un quadro dell’opera delle Domenicane e dei Domenicani in Iraq: “La mia congregazione ha cominciato in Iraq nel 1877 quando tre laici domenicani decisero, in stretta collaborazione con un frate, di iniziare una nuova congregazione per la promozione delle donne attraverso l'educazione. Oggi ci sono 142 membri nella mia congregazione. C'è anche un'altra congregazione domenicana in Iraq, le Suore della Presentazione, e loro hanno circa trenta sorelle in Iraq. Noi abbiamo anche 9 frati domenicani e più di 500 laici domenicani in Iraq”.
Per quel che riguarda la situazione dei cristiani iracheni, la religiosa afferma: “è terribile la partenza di così tanti buoni cristiani, la maggior parte dei quali sono professionisti, esperti e insegnanti. Alcuni di questi sono stati uccisi e altri sono stati costretti a partire. È comprensibile che le persone devono partire per ragioni politiche perché non potrebbero sopravvivere in Iraq. Le loro vite sono minacciate dai terroristi, che non vogliono che l'Iraq sia democratico o autonomo. Le loro vite sono minacciate anche dalle bombe. Quindi in un certo senso, è some se fossimo stati abbandonati dalla nostra stessa gente”
“Le elezioni sono state una cosa buona per l'Iraq - ci daranno un governo legittimo” dice suor Marie. “Molti cristiani, circa 150.000, non hanno però votato perché era troppo pericoloso, specialmente a Mosul. Nessuna delle nostre sorelle ha potuto votare a Mosul. A Baghdad invece le nostre sorelle hanno votato. Speriamo che una volta che avremo un nuovo governo con un primo ministro, avremo un po' di sicurezza”.
“Siamo sempre stati una minoranza” continua la religiosa. “Nel regime precedente, eravamo fra i 700mila e i 900mila, ma ora non so. Abbiamo sentito che dopo gli attentati contro le chiese ad agosto, circa 50mila cristiani sono scappati in Siria e Turchia. Ogni giorno sentiamo una storia di morte o partenza o entrambe. Per esempio, un ingegnere cristiano è stato ucciso e la sua famiglia ha dovuto scappare perché non poteva restare”.
La religiosa lancia però l’allarme per il pericolo della guerra civile: “Adesso i curdi rivendicano l'autonomia della regione di Kirkuk ricca di petrolio, e questo potrebbe avere degli effetti per l'unità dell'Iraq, causando una guerra civile fra i curdi e gli arabi o fra i sunniti e gruppi sciiti. Temiamo la guerra civile per molte ragioni, una delle quali è che i cristiani ne sarebbero le prime vittime”.
Per quel che concerne i rapporti con il mondo islamico, suor Marie afferma che “In questo momento non ci sono rapporti. In accordo con la costituzione irachena, è proibito unirsi alla fede cristiana. Se un membro di una famiglia diventa cristiano, sono tutti emarginati. Una volta che la sicurezza sarà ristabilita e non saremo lasciati soli, rinnoveremo la nostra relazione e cominceremo a lavorare insieme. La maggioranza dei musulmani non è d'accordo con quello che succede, come il bombardare le chiese o le minacce agli iracheni cristiani. Noi siamo suore e frati iracheni prima di tutto e andremo avanti perché le relazioni con i musulmani sono naturali per noi. I musulmani apprezzano specialmente il nostro lavoro nelle scuole. (L.M.) (Agenzia Fides 31/3/2005 righe 46 parole 584)


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