ASIA/INDIA - Ancora l’estremismo in India attacca i diritti fondamentali e le libertà individuali - Enfasi su conversioni e riconversioni in funzione dell’anti-dialogo tra le fedi

giovedì, 31 marzo 2005

Raipur (Agenzia Fides) - Nonappena il governo dello stato del Chhattisgarh, nell’India centro-orientale, ha annunciato la sua volontà di rafforzare la legge anti-conversioni, provvedimento in vigore anche in altri stati della Federazione indiana, i movimenti estremisti indù hanno rilanciato le loro attività, annunciando una solenne cerimonia di “riconversione di massa” per il 2 aprile prossimo.
Il governo dello stato è guidato dal Baratiya Janata Party, partito nazionalista indù che in passato ha incoraggiato il fondamentalismo. I movimenti estremisti sono fiancheggiatori della politica del Bjp. Uno dei leader estremisti ha lanciato false accuse in una conferenza stampa: “Migliaia di poveri tribali sono stati convertiti con la forza o con l’inganno dai missionari cristiani. Nella cerimonia del 2 aprile li riporteremo a casa, all’induismo”.
Fonti della Chiesa locale contattate da Fides hanno espresso preoccupazione per il clima di tensione che si è diffuso con l’avvicinarsi dell’evento, e temono l’insorgere di violenza contro persone o istituzioni cristiane. Le fonti di Fides affermano anche che la cerimonia potrebbe essere anche un evento orchestrato in modo teatrale e propagandistico per avere visibilità sui mass-media, poiché non risultano esserci larghi gruppi di persone che hanno detto di voler abbandonare la fede cristiana. Questi gruppi estremisti, inoltre, hanno reso pubblico il loro programma di “riconversione” in tutto il paese, organizzando anche cerimonie fasulle.
Attualmente le leggi anti-conversione prevede per ogni individuo l’obbligo di sottoporre l’eventuale cambiamento del proprio credo al vaglio di un magistrato o di un pubblico ufficiale. La Chiesa e le organizzazioni per i diritti umani affermano che questa è una violazione dei diritti inalienabili e della libertà della persona. Provvedimenti del genere sono in vigore nei seguenti stati indiani: Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Madhya Pradesh, Orissa. Lo stato del Tamil Nadu (nel Sud dell’India) l’ha invece revocato nel maggio scorso, dopo la sconfitta elettorale del Bjp. La violazione di questa legge prevede una sanzione di 10,000 rupie e il carcere fino a due anni. Ma, come fanno notare le fonti di Fides, paradossalmente la legge non viene applicata quando sono gruppi integralisti indù a operare conversioni.
(PA) (Agenzia Fides 31/3/2005 righe 29 parole 297)


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