ASIA/MYANMAR - Censimento nazionale: “No” della società civile all’obbligo di dichiarare etnia e religione

martedì, 18 febbraio 2014

Yangon (Agenzia Fides) – Il governo birmano sta preparando il nuovo censimento nazionale che si prevede sarà lanciato il 30 marzo. L’ultimo censimento della popolazione risaliva al 1980. Come riferito all’Agenzia Fides, diversi gruppi della società civile e delle minoranze etniche e religiose hanno sollevato forti preoccupazioni in quanto il censimento potrebbe infiammare ulteriormente il nazionalismo più violento e acuire l’esclusione dei gruppi minoritari.
In un rapporto pubblicato nei giorni scorsi, l’International Crisis Group (ICG), think-tank con sedi in tutto il mondo, espone diverse questioni delicate legate al censimento: nella nota inviata a Fides, l’ICG si concentra in particolare sull’obbligo, richiesto dal censimento a ogni cittadino birmano, di specificare religione ed etnia di appartenenza. Si tratta secondo l’ICG di una operazione rischiosa, data la recente violenza nei confronti della popolazione musulmana del paese e, specialmente, verso la minoranza musulmana di etnia Rohingya.
I problemi, nota l’ICG, sono molteplici e riguardano tutti i gruppi etnici del paese: 135 riconosciuti e molti altri non sono riconosciuti ufficialmente. Il censimento, infatti, dovrebbe condizionare anche il criterio della rappresentanza politica, consentendo solo ai gruppi che raggiungono una certa soglia numerica di avere rappresentanti nelle amministrazioni locali o provinciali. Le minoranze etniche temono che, se le loro comunità saranno classificate erroneamente, possa essere negata loro la rappresentanza politica. Inoltre non vi è alcuna possibilità di segnalare “una etnia mista” (per i nati da genitori di etnie diverse). Infine c’è la questione se ai Rohingya sarà permesso di definire se stessi come “Rohingya”.
Inoltre, notano gli osservatori, il censimento potrebbe alimentare il sentimento anti-musulmano esistente. “Attualmente, è opinione diffusa che il 4% della popolazione del Myanmar è musulmana, un dato rilevato nel 1983. Tuttavia ci sono forti indizi che la cifra reale sia oggi oltre il 10%. I risultati del censimento potrebbero quindi essere strumentalizzati dai gruppi nazionalisti per indicare il triplicarsi della popolazione musulmana nel paese negli ultimi 30 anni, costituendo la base per una ‘chiamata alle armi’ di movimenti estremisti”, spiega il rapporto ICG.
Alcune criticità riguardano anche i cristiani, negli stati Chin e Kachin: come riferito a Fides, ad alcuni cristiani battisti, che chiedevano di iscriversi nelle liste utili al censimento, è stato chiesto di convertirsi al buddismo per poter registrare la loro famiglia. Il censimento può essere usato come “arma di ricatto” per decidere “chi sia o non sia un vero birmano, sulla base di religione ed etnia”, notano fonti di Fides. Per questo organizzazioni e movimenti della società civile chiedono che il censimento sia sospeso e che il governo rimuova la domanda sull’etnia e sulla religione, per non infiammare una situazione già tesa. I gruppi chiedono che il censimento, portato avanti grazie all’assistenza del Fondo Onu per la popolazione (UNFPA), sia condotto “secondo gli standard internazionali”. (PA) (Agenzia Fides 18/2/2014)


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