AMERICA/ECUADOR - “Adotta un’opera”: dall’educazione può riscattarsi un popolo

giovedì, 12 dicembre 2013

Quito (Agenzia Fides) - “Adotta un’opera” è un modo semplice e concreto per aiutare realtà che, nate in situazioni di grave disagio. Il progetto permette la sopravvivenza e la crescita di centri non profit, nati da progetti di AVSI durante tanti anni di lavoro nei paesi più poveri del mondo. I bambini e le famiglie beneficiarie in Ecuador vivono nella zona Roldòs-Pisullì, quartieri caratterizzati da alti livelli di povertà, carenza di servizi di base, scarsa sicurezza e bassa qualità della vita. Nelle famiglie normalmente le madri si dedicano alle faccende domestiche e alla cura dei figli e i padri trovano impiego come operai soprattutto nel settore edile. Molti dei bambini beneficiari sono figli di ragazze madri, normalmente ancora adolescenti e abbandonate all’inizio della gravidanza. Le abitazioni normalmente sono di pochi metri quadrati. Il livello di educazione è abbastanza basso: solo il 40% porta a termine la scuola elementare e media. Le strutture educative presenti risultano inadeguate ed insufficienti rispetto alla domanda. Molti studenti (anche bambini di 5-6 anni) sono costretti a viaggiare ore e ore per raggiungere le scuole pubbliche disposte ad accoglierli. Inoltre, in generale i bambini hanno una dieta molto povera e scarsa di proteine e verdure, cosa che impedisce uno sviluppo fisico ed emotivo adeguato. Nel 2004, AVSI in collaborazione con la parrocchia locale e la Fundación Sembrar, un’organizzazione locale senza scopo di lucro, ha aperto a Quito, in particolare a Pisulli, un quartiere emarginato nella periferia nord-ovest della capitale, un Centro di Appoggio Educativo e ha avviando il programma PelCa, che prevede che sia l'insegnante ad andare di casa in casa, presso le famiglie, una volta ogni due settimane, distribuendo il materiale, monitorando lo sviluppo dei bambini e discutendo di temi educativi con le madri. Ci sono in tutto 1 asilo comunitario e 4 asili familiari ben equipaggiati, funzionanti dal lunedì al venerdì. Nell’asilo comunitario “Ojos de Cielo” i bambini sono organizzati in gruppi di 15 guidati da due “madri educatrici”. All’interno delle aule ci sono angoli di apprendimento, un’area quadrata all’interno della quale i bambini realizzano l’accoglienza, la preghiera mattutina, la stimolazione visuale, l’ascolto di canti e racconti, oltre a tavoli e sedie dove i bambini realizzano vari tipi di attività didattica. Gli asili familiari sono piccoli asili nelle case di alcune madri della zona in cui accolgono i loro bambini e i bambini dei loro vicini di casa (massimo 6 bambini per asilo). Qui si svolgono laboratori settimanali di “scoperta della frutta e della verdura” con attività di manipolazione e attività didattiche e si cura in modo speciale l’igiene e la salute dei bambini. La prima attraverso la cura di tutti i momenti di igiene personale (lavare le mani, i denti, andare in bagno, pettinarsi al risveglio) e la seconda attraverso i controlli trimestrali dei bambini nei centri di salute della zona. L’attenzione all’aspetto della nutrizione dei bambini passa anche per quella delle loro madri che partecipano alle riunioni quindicinali di formazione in tema di nutrizione, igiene e educazione infantile. A Quito gli educatori sono nella maggior parte dei casi abitanti degli stessi quartieri. In tutto i beneficiari diretti sono 325 bambini in età prescolare (60 dei quali frequentano l’asilo comunitario, gli altri frequentano i 4 asili familiari), 200 in età scolare e 250 genitori. (AP) (12/12/2013 Agenzia Fides)


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