ASIA/INDONESIA - Una bara in corteo: minacce trasversali degli islamisti contro il governatore cristiano

martedì, 8 ottobre 2013

Giacarta (Agenzia Fides) – Una bara che incede in un corteo di protesta: con questa velata minaccia, i militanti islamisti hanno intensificato la loro campagna per costringere alle dimissioni la cristiana Susan Jasmine Zulkifli, nominata governatore del sub-distretto di Lenteng Agung, a Giava occidentale. Come riferito a Fides, l’opposizione alla donna è basata esclusivamente sulla fede del governatore. Diverse formazioni islamiste hanno inscenato proteste nei giorni scorsi e hanno lanciato una petizione per chiedere al governo federale di rimuoverla dall’incarico.
Nell’ultimo corteo di oltre 600 militanti, sventolavano anche molte bandiere gialle, simbolo di morte e malattia. Come appreso da Fides, Nasrullah, il coordinatore della manifestazione, ha detto: “Questo è simbolo della morte della coscienza dell'amministrazione di Giacarta, che rifiuta di ascoltare le nostre richieste”. Secondo i cristiani, la bara è, invece, una evidente minaccia di morte al governatore Zulkifli.
La donna cristiana è stata promossa a giugno da Joko Widodo, Governatore di Giacarta, che nei giorni scorsi ha rimarcato: “Faccio le mie scelte in base a meriti, non guardando alla religione”. Anche il vice-governatore del distretto di Giacarta, fra i più importanti dell’intera Indonesia, è il cristiano Basuki Tjahaja Purnama.
La questione è balzata alla ribalta nazionale: il ministro federale degli Interni, Gamawan Fauzi, si è detto “d’accordo con i manifestanti” in quanto “la funzionaria cristiana non è benaccolta dalla maggioranza della popolazione”, che è di religione musulmana. Anche per Hamdan Rasyid, leader del Consiglio degli Ulema indonesiani a Giacarta, “la presenza di Zulkifli rischia di esacerbare le tensioni”. I cristiani, in risposta, invitano a rileggere la Costituzione che prevede il pluralismo e l’uguaglianza dei cittadini, nello lo spirito del “Pancasila” (i cinque principi basilari dello stato). Chiedono inoltre di non trasformare la disputa in una “contesa confessionale” e di non strumentalizzare la religione ai fini politici, dato che, nello svolgimento dei doveri di un pubblico ufficiale, non va coinvolto l’elemento religioso. (PA) (Agenzia Fides 8/10/2013)


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