ASIA/MALAYSIA - Uso del termine “Allah” per i cristiani: finalmente al via il processo di appello

sabato, 24 agosto 2013

Kuala Lumpur (Agenzia Fides) – La controversia giudiziaria sull’uso del termine “Allah” nelle pubblicazioni cristiane sarà esaminata nel processo di appello nell’udienza del prossimo 10 settembre. Come riferito a Fides, è questo il risultato della decisione della Corte di Appello di Putrajaya, che ha convalidato il ricorso presentato dal governo malaysiano, dando il via al processo di appello. L’appello è contro una sentenza del 31 dicembre 2009, che autorizza i cristiani a usare la parola “Allah” nelle loro pubblicazioni in lingua malay. A circa tre anni da quella sentenza, la questione restava aperta e sospesa. La Chiesa cattolica, nella persona del suo rappresentante S.Ecc Mons. Murphy Pakiam, Arcivescovo di Kuala Lumpur, aveva chiesto, per cercare di sbloccarla, l’annullamento del ricorso inoltrato dal governo (vedi Fides 18/7/2013). La convalida da parte della Corte apre ora la strada a un giudizio di merito sulla questione che, secondo la Chiesa cattolica malaysiana, tocca la sfera dei diritti e della libertà religiosa. Il processo vedrà opposti da un lato l’Arcivescovo di Kuala Lumpur, in qualità di responsabile del settimanale cattolico diocesano “Herald”, e dall’altro il governo malaysiano.
P. Lawrence Andrew, direttore dell’Herald, ha dichiarato che “la Chiesa non ne ha mai voluto fare un caso politico né un motivo di conflitto religioso”. Ma attivisti di “Perkasa”, organizzazione nazionalista musulmana, hanno manifestato pubblicamente cercando di influenzare i giudici e il caso potrebbe essere facilmente strumentalizzato. Il segretario generale di Perkasa, Syed Hassan Syed Ali, ha alzato i toni chiedendo “l’unità di tutti i musulmani della Malaysia per la causa di Allah”. In tal modo “ha alimentato tensioni religiose creando paura e confusione fra i fedeli musulmani, affermando che la Chiesa minaccia la santità dell’islam”, nota p. Andrew, rimarcando che la Chiesa “invita le autorità competenti a prendere provvedimenti verso quanti creano instabilità e inquietudine, sfruttando la questione che circonda l'uso della parola Allah”.
Il Primo ministro Najib Razak nei giorni scorsi ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica, dicendo che “la Malaysia non è diventata uno stato islamico ortodosso” è che “è importante capire le sensibilità religiosa di tutti”.
Il caso era scoppiato nel 2008 quando quando il Ministero dell'Interno minacciò di revocare al settimanale diocesano di Kuala Lumpur, “Herald”, il permesso di utilizzare nella sua pubblicazione il termine “Allah”, l’unico che indica “Dio” nel lingua locale malay. Questo spinse la Chiesa cattolica ad avviare un procedimento giudiziario. Nel 2009 il verdetto del Tribunale diede ragione alla Chiesa, e il governo presentò domanda di appello finora rimasta sospesa, senza cioè che la Corte fissasse una udienza. (PA) (Agenzia Fides 24/8/2013)


Condividi: