AFRICA/ZAMBIA - In occasione dei 40 anni dell’indipendenza i cristiani dello Zambia riaffermano il loro impegno a collaborare allo sviluppo del paese

martedì, 19 ottobre 2004

Lusaka (Agenzia Fides)- “Fin dal giorno felice dell’indipendenza nazionale nel 1964, sappiamo che l’indipendenza non è un punto d’arrivo ma è l’inizio di una lunga e difficile strada per la costruzione della nazione” affermano i responsabili delle tre principali chiese cristiane dello Zambia, in occasione del 40esimo anniversario dell’indipendenza nazionale. In un comunicato giunto all’Agenzia Fides, i responsabili del Council of Churches in Zambia (CCZ), dell’Evangelical Fellowship of Zambia (EFZ), e della Conferenza Episcopale dello Zambia (ZEC) tracciano un bilancio dei 40 anni di vita del paese. Nel documento intitolato “Guardare al futuro con speranza”, firmato da parte cattolica da mons. Telesphore-George Mpundu, Arcivescovo coadiutore di Lusaka e Presidente della Conferenza Episcopale dello Zambia, i rappresentanti cristiani affermano che l’anniversario è “un’occasione per noi, come Chiese, di ringraziare Dio per il dono dell’indipendenza, e di valutare il nostro contributo alla costruzione di uno Zambia migliore”.
Nel documento si traccia un bilancio dei 40 anni di vita dello Zambia indipendente. Tra i risultati positivi vi sono: una buona integrazione sociale (“nonostante le differenze sociali il paese è unito”); assenza di conflitti civili (“è giusto descrivere lo Zambia come un’oasi di pace”); un sistema politico relativamente stabile (“nonostante diversi cambiamenti politici il paese non è mai caduto nell’anarchia”); investimenti in infrastrutture, salute ed educazione (“negli ultimi 40 anni sono stati costruiti ospedali e centri sanitari rurali in tutti i distretti”). Gli estensori del documento ricordano che le Chiese cristiane hanno apportato un notevole contributo allo sviluppo del paese: “Le Chiese hanno dato e continuano a dare significativi apporti nelle aree della salute, educazione, programmi di sviluppo dell’agricoltura rurale, assistenza ai giovani e lotta all’AIDS/HIV”.
Vi sono però, secondo gli autori del documento, anche problemi che vanno risolti. Sul piano economico si ricordano la nazionalizzazione delle principali industrie che è degenerata in un sistema produttivo inefficiente e fortemente condizionato da interferenze politiche, la dipendenza dal rame che, negli anni ’70, ha visto le rendite del paese diminuire a causa del crollo del prezzo del metallo proprio quando salivano i prezzi del petrolio, provocando il forte indebitamento del paese.
Secondo i rappresentati cristiani, le sfide cui dove fare fronte lo Zambia sono: povertà (“specialmente nelle aree rurali”); sfruttamento inadeguato del potenziale agricolo del paese; alto tasso di deforestazione (“che ha un impatto negativo sul clima”); disoccupazione; mancanza di rispetto della donna; diffusione dell’AIDS e di altre malattie quali tubercolosi e malaria; numero crescente di orfani e bambini di strada; corruzione nel settore pubblico e in quello privato; debole cultura democratica; affidamento sull’aiuto esterno per sviluppare il paese senza un impegno in prima persona dei cittadini e delle istituzioni dello Zambia.
Di fronte a questa situazione i leader religiosi affermano che “come cristiani possiamo fare la differenza nel nostro paese se siamo totalmente impegnati nei problemi della nazione portando una visione morale”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/10/2004 righe 45 parole 494)


Condividi: