ASIA/INDIA - “IL CRISTIANO NON CONVERTE, MA PARLA DI DIO E DIO CONVERTE I CUORI”, SPIEGANO I VESCOVI, MENTRE SI CONTANO IN INDIA OLTRE 500 EPISODI DI VIOLENZA ANTI CRISTIANA NEGLI ULTIMI ANNI

mercoledì, 28 maggio 2003

New Delhi (Fides) – Sono oltre 500 gli attacchi o gli episodi di violenza contro il personale o strutture cattoliche negli ultimi anni. La comunità cristiana in India continua ad essere perseguitata, vittima di un nazionalismo ideologico fondamentalista. Diversi gruppi estremisti predicano e praticano l’ideologia violenta dell’Hindutva che rivendica “un nazione, una cultura, una religione”, a danno delle minoranze etniche e religiose. Essi affermano che i cristiani convertono persone approfittando i del servizio sociale, mentre la comunità cattolica e le altre minoranze religiose lamentano scarsa attenzione protezione da parte del governo. Il governo riconosce “il diritto costituzionale dei cristiani a pregare" e il fatto che "molti cristiani fanno un lavoro lodevole", gestendo oltre 17.000 scuole e collegi nel paese, svolgendo una importante opera di educazione per tutto il popolo indiano, e lavorano con i 250 milioni di persone che in India sono malnutrite e il 40% della popolazione che è sotto la soglia di povertà.
Intanto alcuni stati dell’India come il Gujarat e il Tami Nadu hanno approvato una Documento sulla Libertà di Religione. Secondo la legge, un individuo che voglia cambiare religione deve chiedere una previa autorizzazione alle autorità giudiziarie, suscitando viva protesta della Conferenza Episcopale dell’India. “Questa legge – ha detto Mons. Stanislaus Fernandez, Arcivescovo di Gandhinagar, nello stato di Gujarat – viola i diritti umani fondamentali e i diritti costituzionali, la libertà di coscienza e la libertà di religione”. “La comunità cristiana – ha sottolineato l'Arcivescovo – non ha mai creato tensione sociale, ma ha sempre diffuso un messaggio di fraternità, equità ed armonia, lavorando per lo sviluppo della popolazione di tutte le comunità. Le conversioni forzate sono totalmente ripudiate dalle nostre Chiese”.
Spiegando le ragioni della protesta, Mons. Fernandez ha detto: “Noi crediamo che la conversione sia una grazia di Dio che non può essere soggetta allo scrutinio di un governo civile. Chiedere il permesso alle autorità civili per una conversione religiosa significa abdicare alla responsabilità personale di ogni individuo per la salvezza eterna della sua anima. In questo caso ogni uomo deve rispondere alla voce della sua anima e non a regole temporali”.
La comunità cristiana nota che, nonostante le voci di conversioni operate con l’inganno, il profilo demografico dei cristiani smentisce tali accuse. I cristiani, sebbene siano presenti in India da duemila anni, costituiscono il 2,34% della popolazione, ma il loro numero no è cresciuto. Se le accuse di conversioni di massa con mezzi fraudolenti fossero vere – notano fonti locali – il loro numero oggi dovrebbe essere almeno raddoppiato.
I leader cristiani ricordano che la parola greca metànoia, che la Bibbia usa per indicare la conversione, non riguarda il cambiamento di religione o nazionalità. Significa semplicemente “passaggio dalla malvagità al bene”. L’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao ha detto: “Convertire qualcuno è una contraddizione in termini. Solo Dio può toccare il cuore dell’uomo e far nascere la fede. Noi possiamo solo condividere la Buona Novella che abbiamo ricevuto”. Madre Teresa è stata un esempio di questo grande servizio di annuncio e condivisione dell’Amore di Dio. (PA) (Agenzia Fides 28/5/2003 lines 43 words 527)


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