Miela Fagiolo D’Attilia - Roberto Italo Zannini “IO SONO NESSUNO”, Vita e morte di Annalena Tonelli - Edizioni San Paolo

martedì, 5 ottobre 2004

Roma (Agenzia Fides) - L’espressione di Annalena Tonelli “Io sono nobody, nessuno. Non appartengo a nessuna organizzazione religiosa... Sono una religiosa della sostanza, ma non ho mai appartenuto a nessuna congregazione...” è senza dubbio il suo biglietto da visita più autentico. Quel suo volersi sentire nessuno è per lei l’unica ambizione, ridurre la sua persona al minimo assoluto per potersi trasformare in un “conduttore” perfetto dell’amore di Cristo per tutti gli uomini. Nata a Forlì nel 1943, Annalena Tonelli studia legge, ma il tempo libero è interamente dedicato alle iniziative di assistenza per i bisognosi ed alla preghiera, con una accentuata apertura verso il Terzo Mondo. Dopo la laurea inizia la sua esperienza in Africa come insegnante, ma ben presto si dedica al campo dell’assistenza sanitaria aprendo diversi centri di cura per la tubercolosi. Dopo aver studiato leprologia e medicina tropicale in Europa, torna in Africa, in Somalia, dove continua il suo impegno nell’assistenza sanitaria, pur nelle difficoltà della situazione sociale, economica e religiosa: viene sequestrata, più volte derubata e aggredita. Nel 1996 l’OMS le affida l’organizzazione di un ospedale a Borama, nel Somaliland. Le minacce del fondamentalismo e degli interessi locali, che puntano ad impadronirsi del denaro che circola attorno all’ospedale, si fanno sempre più insistenti. Il 5 ottobre 2003, mentre sta facendo la consueta visita serale agli ammalati, Annalena viene uccisa con un colpo di pistola alla nuca. Ha sfamato decine di migliaia di persone, ha costruito scuole e ospedali in Kenya, Etiopia, Somalia e Sudan; ha avviato programmi sanitari; ha salvato migliaia di donne dalle mutilazioni genitali, ha ricevuto importanti riconoscimenti internazionali, eppure il suo biglietto da visita continuava ad essere sempre lo stesso: “io sono nessuno”. (S.L.) (Agenzia Fides 5/10/2004 - Righe 20; Parole 279).


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