ASIA/LIBANO - Il direttore nazionale delle POM: sulla legge elettorale i cristiani non diano spettacolo di divisione

sabato, 25 maggio 2013

Beirut (Agenzia Fides) - “Come sacerdote e come cittadino dico che ci fa male al cuore quando noi vediamo che i cristiani non riescono a esprimere un giudizio condiviso su questioni d'importanza cruciale”: così le divisioni tra le forze politiche sul modello elettorale da adottare vengono commentate per l'Agenzia Fides da p. Paul Karam, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Libano.
I contrasti sulla scelta del nuovo sistema elettorale, insieme a altre fattori, stanno paralizzando la vita politica in Libano in un momento molto delicato, mentre cresce il pericolo che il conflitto siriano destabilizzi per contagio il Paese dei cedri. In precedenza le principali forze politiche cristiane avevano raggiunto un accordo sulla cosidetta “proposta ortodossa”, ma quel progetto di legge non è stato votato alla sessione parlamentare del 15 maggio per mancanza di quorum. “La pluralità di opinioni e posizioni” riconosce p. Karam “è un tratto proprio della democrazia. Non dobbiamo essere la fotocopia l'uno dell'altro. Ma in Medio Oriente, quando la presenza cristiana diventa minoranza, dobbiamo guardare prima di tutto al bene di questa comunità”. Secondo il direttore delle POM libanesi, questa tensione all'unità dovrebbe fiorire in modo spontaneo dalla vocazione propria dei cristiani del Medio Oriente: “Siamo stati messi in questa terra da Gesù che ci chiede di dare testimomianza di fede, apertura, dialogo. Le differenze e anche le divisioni su questioni politiche sono legittime, ma vanno vissute nell'orizzonte della comune testimonianza cristiana, e non per favorire il tornaconto o l'egemonia del proprio gruppo particolare. Solo così si contribuisce al bene comune della Nazione libanese”.
La marginalizzazione delle comunità cristiane secondo p. Karam arreca danno al Libano, così come gli attacchi reciproci tra leader politici cristiani di diverso orientamento: “Abbiamo visto ciò che è accaduto in Iraq, e quello che sta accadendo in Siria. Ogni mossa va fatta con lungimiranza, tenendo presente gli effetti che potrà avere sulla condizione dei crisitiani nel loro insieme”.
Intanto in Libano amentano gli scontri tra sostenitori e oppositori del regime siriano di Assad. Le violenze si concentrano soprattutto nell'area di Tripoli. La Yamaa Islamiya, braccio libanese dei Fratelli Musulmani, ha indetto venerdì 24 maggio una manifestazione in appoggio ai ribelli siriani e contro il coinvolgimento delle milizie sciite libanesi di Hezbollah a sostegno dell'esercito di Assad. (GV) (Agenzia Fides 25/5/2013).


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