ASIA/BANGLADESH - Nuova epidemia del Nipah virus: finora morta la prima vittima in assoluto a Daca e un neonato

martedì, 5 febbraio 2013

Dacca (Agenzia Fides) – Nelle ultime settimane, in Bangladesh, si è verificata una nuova epidemia del Nipah virus che ha già causato 10 morti. Si tratta di un virus di recente identificazione responsabile di una malattia che colpisce gli animali e l'uomo. Il contagio ha un tasso di mortalità molto elevato, circa il 77% dei casi. Secondo i dati dell’Istituto di Epidemiologia, Controllo e Ricerca delle Malattie (IEDCR), dalla sua prima comparsa in Bangladesh, 12 anni fa, sono stati registrati 188 casi e 146 decessi, compresi 12 contagi e 10 morti nel 2013. L’infezione è provocata dal consumo del siero di un albero di palma da dattero contaminato con urina o saliva di pipistrelli. Una volta bevuto il siero, il virus infetta il corpo umano e a sua volta può essere trasmesso, attraverso il contatto fisico, ad altro essere umano. L’inverno in Bangladesh, che va da dicembre ai primi di febbraio, è la stagione in cui il siero, bevanda molto comune nelle aree rurali del paese, viene raccolto. Le epidemie in genere colpiscono un gruppo di 10 distretti (Meherpur, Noagoan, Rajbari, Faridpur, Tangail, Thakurgaon, Kushtia, Manikgonj, Rajshahi, e Lalmonirhat) conosciuti come la “fascia Nipah”. Tuttavia, a gennaio di quest’anno, a Dacca è stata registrata la prima vittima in assoluto nella capitale bengalese. La più recente è un neonato contagiato e morto nella città portuale di Chittagong. Non ci sono cure nè farmaci disponibili, l’unico prevenzione consiste nell’informare le persone a non bere il siero avvelenato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonostante si registrino solo poche epidemie di Nipah virus, esso può contagiare una vasta gamma di animali e provocare malattie gravi, caratterizzate da infiammazione del cervello o malattie respiratorie, oltre che la morte di esseri umani. Identificato per la prima volta nel 1999, durante una moria tra gli allevamenti di suini in Malesia, il virus ha fatto registrare finora oltre 12 epidemie, tutte in Asia meridionale. (AP) (5/2/2013 Agenzia Fides)


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