ASIA/PAKISTAN - I Vescovi: “La soluzione del caso Rimsha è un contributo alla pace e all’armonia”

martedì, 20 novembre 2012

Lahore (Agenzia Fides) – “L’esito del caso di Rimsha Masih, la ragazza cristiana assolta da false accuse di blasfemia, sarà un contributo per la pace, la giustizia e l’armonia interreligiosa in Pakistan”, dice all’Agenzia Fides P. Yousaf Emmanuel, Direttore della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan. La Commissione monitora tutti i casi di blasfemia nel paese e fornisce a Fides i dati aggiornati: nel 2011 sono state incriminate 161 persone e 9 uccise in esecuzioni extragiudiziali, vittime della legge sulla blasfemia, composta dagli articoli 295b e 295c (vilipendio al Corano o al Profeta Maometto) del Codice Penale del Pakistan. Inoltre lo “Human Rights Monitor 2011”, il rapporto annuale curato dalla Commissione, rende noto che fra il 1986 (anno in cui è entrata in vigore la legge) e il 2010, sono 1.081 gli incriminati per blasfemia: fra loro 138 cristiani, 468 musulmani, 454 ahmadi, 21 indù.
Il Direttore della Commissione, parlando a nome dell’Episcopato pachistano, rimarca a Fides: “Oggi è un bel giorno non solo per i cristiani, ma per tutto il paese. La difesa di Rimsha aveva argomentazioni solide e il giudice ha deciso a suo favore. Siamo felici come cattolici, ma sono felici moltissimi musulmani che hanno condiviso con noi questa battaglia di giustizia”. Il caso Rimsha, infatti, nota p. Emmanuel, “ha di fatto rafforzato il dialogo interreligioso in Pakistan: in tutte le sedi, in ogni incontro, in ogni dibattito, cristiani e musulmani si sono ritrovati dalla stessa parte, in sintonia a difendere gli stessi valori di civiltà, verità, legalità e giustizia. Hanno condannato insieme gli abusi della legge sulla blasfemia che, va ribadito, oggi colpiscono per la maggioranza cittadini musulmani. Questo caso ha aumentato l’armonia interreligiosa e servirà di esempio sul giusto approccio da seguire per risolvere tutti gli altri problemi che la nazione affronta”. Il Direttore indica la “lezione” della vicenda di Rimsha: “Il caso Rimsha ci insegna che, come cristiani e musulmani, siamo chiamati a lavorare insieme, nel rispetto e nella cordialità, per contrastare i fondamentalisti e gli estremisti che intendo rompere l’armonia e innescare conflitti nella società. Da parte nostra, crediamo che questo sia l’approccio del Vangelo: porsi di fronte al fratello con atteggiamento di benevolenza e amore”. (PA) (Agenzia Fides 20/11/2012)


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