AFRICA/SUDAN - Quasi 5 mila i casi di epatite E nel Darfur con 73 decessi dovuti all’uso di acqua inquinata

lunedì, 20 settembre 2004

Roma (Agenzia Fides) - L’epatite E continua a progredire nel sud e nel nord del Darfur, dove il virus ha colpito 4.524 persone e causato 73 decessi, mentre nell'ovest della regione si registra una leggera regressione. I dati sono stati riportati a Ginevra dall'Organizzazione mondiale della sanità.
A favorire la propagazione delle malattie si aggiungono le cattive condizioni igieniche dei campi, degenerate con l'inizio della stagione delle piogge. Il numero di bambini con affezioni respiratorie è aumentato, così come i casi di diarrea.
Scendono invece lentamente i casi di epatite E nei campi di rifugiati fuggiti nel Ciad. Secondo i dati registrati dall'Oms al 12 settembre, 1.292 persone sono state colpite dal virus (42 i decessi).
L’epatite E è una patologia rara e altamente mortale specie per le donne incinte ed è più frequente negli adulti che nei bambini. Si contrae per via feco-orale, ingerendo acqua o cibo contaminati. I sintomi sono simili a quelli dell'Epatite A: ittero, anoressia, dolori addominali, nausea, vomito e febbre. Non esiste un trattamento curativo, è possibile solo alleviarne i sintomi.
Non essendo, però, una malattia cronica, se il paziente sopravvive, essa finisce per riassorbirsi: il virus sparisce ed il fegato riprende a funzionare regolarmente. Al momento non sono disponibili vaccini, per cui diventa fondamentale, ai fini della prevenzione, l'approvvigionamento di acqua potabile, l'installazione di latrine, il miglioramento delle comuni norme igieniche, del drenaggio e delle acque di scolo. (AP) (20/9/2004 Agenzia Fides; Righe:22; Parole:252)


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