AFRICA/SUDAN - La nuova risoluzione delle Nazioni Unite per il Darfur minaccia sanzioni petrolifere se il governo sudanese non ferma le violenze contro i civili

lunedì, 20 settembre 2004

Khartoum (Agenzia Fides)- Sanzioni contro l'industria petrolifera sudanese e contro i membri del governo di Khartoum. Sono queste le sanzioni minacciate dalla nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per mettere fine alla guerra in Darfur approvata sabato 18 settembre. Le sanzioni entreranno in vigore nel caso che Khartoum non sospenda le operazioni militari nel Darfur, nell’ovest del Sudan. Il Consiglio di Sicurezza, che ha approvato la risoluzione 1564 con 11 voti a favore e quattro astensioni, ha anche stabilito l'avvio di un'inchiesta per stabilire se nella regione sudanese sia avvenuto quello che gli Usa hanno definito nei giorni scorsi come un “genocidio”, per trarne le eventuali conseguenze sul piano della giustizia internazionale.
Le sanzioni entreranno in vigore se il Sudan non pone fine alle operazioni militari nella regione e non avvii il disarmo delle milizie Janjaweed, prendendo seri provvedimenti per proteggere la popolazione civile. Si chiede inoltre al governo di rendere noti dei miliziani arrestati con l’accusa di violazione dei diritti umani.
Il provvedimento varato dal Consiglio di Sicurezza avvia così la fase dell'accertamento delle responsabilità per i crimini perpetrati in Darfur dal febbraio scorso e punta a portare di fronte alla giustizia i capi delle milizie arabe dei Janjaweed responsabili dei massacri ed eventualmente gli esponenti del governo che le hanno permesse. Al Segretario Generale Kofi Annan è stato dato mandato di dare il via alle indagini, dopo che nei giorni scorsi il Congresso e l’amministrazione americani si sono pronunciati a sostegno della tesi che ciò che e' avvenuto in Darfur possa essere considerato un genocidio, con tutte le conseguenze internazionali che questa definizione prevede. Ma vari paesi del Consiglio di sicurezza sono prudenti nell'utilizzare la parola genocidio e chiedono maggiori accertamenti sulla portata della tragedia umanitaria.
La risoluzione chiede a tutte la parti coinvolte (quindi anche alla guerriglia antigovernativa) di cessare le operazioni militari e prevede di aumentare la consistenza del contingente di osservatori militari inviati dall’Unione Africana. Attualmente è presente in Darfur un contingente di 300 militari provenienti da diversi stati africani incaricati di proteggere 120 osservatori che hanno il compito di sorvegliare il cessate il fuoco. Nelle ultime settimane, l’Unione Europea ha minacciato sanzioni contro Khartoum, in particolare il blocco degli acquisti di petrolio sudanese. L’Unione Europea aveva già interrotto un programma di aiuto ala paese africano del valore di 60 milioni di dollari.
La nuova risoluzione è il primo atto concreto dopo che il 30 agosto era scaduto l’ultimatum delle Nazioni Unite che chiedeva al governo sudanese passi concreti per proteggere la popolazione del Darfur e mettere fine al conflitto che ha finora provocato circa 30mila morti e più di 1 milione tra rifugiati interni e profughi accolti nel vicino Ciad. (L.M.) (Agenzia Fides 20/9/2004 righe 41 parole 479)


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