AFRICA/RD CONGO - Oltre 220.000 sfollati interni da quando è iniziato l’ammutinamento dei militari nell’est

mercoledì, 11 luglio 2012

Kinshasa (Agenzia Fides) - Oltre 220.000 persone sono sfollate nell’est della Repubblica Democratica del Congo da quando un gruppo di militari disertori delle forze armate nazionali congolesi (FARDC) ha dato vita ad una nuova formazione di guerriglia, l’M23.
Il dato è riportato dell’agenzia IRIN, promossa dall’ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari, secondo la quale gli sfollati interni nella regione hanno superato i due milioni, per la prima volta dal 2009. Circa 20.000 congolesi, tra cui 600 soldati delle FARDC, hanno cercato rifugio in Uganda e in Rwanda. Quest’ultimo Paese è però accusato di appoggiare l’M23 da un rapporto di Human Rights Watch, pubblicato all’inizio di giugno, e da una relazione aggiuntiva al rapporto del Gruppo di esperti sulla RDC (vedi Fides 27/6/2012).
L’appoggio rwandese consisterebbe, secondo il documento ONU, nel rifornimento di armi, nel trasporto di uomini ed equipaggiamenti dell’M23 attraverso il territorio rwandese, e nel reclutamento di rwandesi e congolesi che vivono in Rwanda da inserire nelle file del movimento. Il documento afferma inoltre che il Rwanda appoggerebbe altri 6 gruppi armati attivi nella regione. Le accuse sono state respinte del governo di Kigali. Il Rwanda afferma che il suo unico interesse nell’est della RDC deriva dalla presenza nell’area delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR), un gruppo formato inizialmente dalle milizie hutu responsabili dei massacri rwandesi del 1994 che hanno trovato rifugio nell’allora Zaire. Ma il rapporto ONU afferma che tra le persone reclutate dal governo rwandese per rimpolpare i ranghi dell’M23 vi sarebbero pure ex appartenenti alle FDLR che si erano arresi e si erano ristabiliti in Rwanda.
Come più volte denunciato da più parti, compresi i missionari e gli stessi Vescovi congolesi, l’instabilità dell’est della RDC è funzionale alla predazione delle enormi ricchezze naturali dell’area. I Vescovi hanno ribadito la loro netta opposizione alla “balcanizzazione del Paese” (vedi Fides 10/7/2012), che potrebbe iniziare proprio dall’est, staccando le due province del Kivu dal resto del Paese. (L.M.) (Agenzia Fides 11/7/2012)


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