ASIA/INDONESIA - Chiese chiuse, divieti e minacce ai cristiani: libertà di fede negata a Sumatra

giovedì, 31 maggio 2012

Medan (Agenzia Fides) – Intimidazioni ai cristiani, divieto di riunirsi per pregare, chiusura delle chiese, accondiscendenza delle autorità civili: è preoccupante il quadro sulla libertà di religione per i cristiani a Sumatra che emerge dal racconto di p. Markus Manurung, OFMCap, sacerdote di Medan e responsabile della Commissione “Giustizia e Pace” della Provincia dei frati Cappuccini sull’isola. “Sull’isola di Sumatra – spiega p. Manurung a Fides – vi sono sei diocesi: le arcidiocesi di Medan e Palembang; le diocesi di Sibolga, Padang, Pangkal Pinang e Tanjung Karang. Problemi si stanno verificando per i cristiani a Padang, Medan e Sibolga. A Padang, in aree rurali e territori isolati, vi sono chiese che, nonostante lunghi iter burocratici, non hanno mai avuto i permessi per essere costruite o per essere restaurate. Alla comunità di Tirtanadi non è concesso il permesso di fondare una chiesa e ai fedeli è vietato riunirsi a pregare. La chiesa nella zona ovest di Pasuruan Ijin non ottiene il permesso per le riparazioni necessarie, come accade pure alla chiesa di Tembilahan, danneggiata da un incendio, dove i fedeli si riuniscono fra le mura ancora annerite. Nella chiesa di Sawalunto, i fedeli non hanno il permesso di riunirsi. A Bukit Tinggi è negata l'autorizzazione per creare una nuova chiesa, come avviene a Kerinci-Kayu Aru. Alla chiesa di Pasir Pangarean è stata invece revocata la licenza già concessa in passato”.
Nell’Arcidiocesi di Medan, gli ostacoli maggiori si incontrano nella provincia di Aceh, nel nord di Sumatra, dove è in vigore la legge islamica (sharia), anche se essa si applica solo alle comunità musulmane. Tuttavia l’influenza dei gruppi radicali è molto forte, nota a Fides p. Teguh Bernard O Carm, sacerdote cattolico locale. P. Teguh parroco nella chiesa di Sidikalang, nel distretto di Singkil, in provincia di Aceh, racconta a Fides le ultime traversie subite dalla comunità cristiana (vedi Fides 21/05/2012): “L’Islamic Defender Forum, composto da organizzazioni radicali, fa pressioni sul governo per far chiudere le chiese che sono considerate illegali, le chiese non autorizzate o le sale di preghiera. Il Governo locale, temendo queste organizzazioni violente, sta cedendo”. In passato, spiega il parroco, un regolamento locale, approvato nel 1979 e aggiornato nel 2001, stabiliva che, per mantenere l’armonia interreligiosa, il numero delle chiese fosse limitato. “Ma – nota p. Bernard –- non si fa distinzione fra chiese cattoliche e protestanti. Applicando in modo restrittivo il regolamento, nel mese di maggio, esponenti del governo, agenti della polizia e membri di gruppi radicali islamici hanno fatto chiudere 23 chiese di diverse denominazioni: 11 chiese della GKPPD (Protestant Christian Church of Pakpak Dairi); 6 della “Chiesa Evangelica di Indonesia”; 3 chiese cattoliche, 2 della chiesa metodista GMI (Gereja Methodist Indonesia); una della chiesa HKI (Huria Kristen Indonesia).”. Le tre chiese cattoliche sono quelle nei distretti di Balno Lae e Suka Makmur (diocesi di Sibolga), e quella del distretto di Madumpang, nell’ Arcidiocesi di Medan.
P. Bernard riferisce che “alcune comunità protestanti vogliono lottare contro i radicali islamici per impedire tali abusi e questo potrebbe causare violenza e conflitti. Noi stiamo cercando di ottenere un incontro con i leader tribali locali e con le autorità civili, per dialogare e sollevare le questioni del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa”. (PA) (Agenzia Fides 31/5/2012)


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