AFRICA - Il nord del Mali come l’est della RDC? L’interrogativo della stampa di Kinshasa

mercoledì, 4 aprile 2012

Roma (Agenzia Fides) - Il nord del Mali come l’est della Repubblica Democratica del Congo? Si chiede il giornale congolese “Le Potentiel” in un articolo intitolato “Est de la RDC, Nord du Mali : des similitudes frappantes” (Est della RDC, Nord del Mali, delle affinità sconcertanti).
L’Est della RDC è da almeno 20 anni destabilizzato da forze interne e soprattutto straniere, africane e non, in un disegno volto a sottrarre al Paese le enormi ricchezze minerarie e di altro genere dell’area (vedi Fides 3/4/2012). I protagonisti della destabilizzazione sono gruppi di guerriglia, alcuni dei quali rivendicano la difesa delle minoranze che sarebbero, a loro dire, “emarginate” dal potere centrale dello Stato. Le ragioni, reali o presunte, di questi movimenti di guerriglia sono ormai da tempo diventate un pretesto per nascondere invece il saccheggio dell’est della RDC, con la complicità dei Paesi vicini e di società straniere.
Secondo il giornale congolese, lo stesso schema può essere applicato anche al nord del Mali dove le richieste delle popolazioni Tuareg (che sono fatte proprie dal Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawar, MNLA) rischiano di passare in secondo piano a favore del controllo dei traffici illegali (droga, armi ed esseri umani) e delle risorse minerarie dell’area (oro, petrolio e gas naturale). Nell’articolo ci si chiede se i militari golpisti siano stati ingannati nell’attuare il Colpo di Stato del 22 marzo, che lungi dal rafforzare i poteri dello Stato per affrontare la ribellione del nord (come da loro preteso), li ha invece indeboliti.
“Le Potentiel” sottolinea che la situazione del Mali rischia di destabilizzare l’intera Africa occidentale, arrivando a minacciare la Nigeria, il Paese più grande e potente dell’area. Il tutto rientrerebbe in uno schema complesso di “balcanizzazione” degli Stati africani, ricchi di risorse naturali. Per balcanizzazione si intende il processo di divisione e di riduzione in entità più piccole degli Stati, sfruttando le loro divisioni interne, di ordine politico, etnico, religioso e di altro tipo. Stati più piccoli e deboli che sono facile preda di poteri esterni che possono così sfruttare a piacimento le loro risorse.
Al processo di destabilizzazione dell’Africa Sahariana – Saheliana concorrono pure i gruppi jihadisti come Al Qaida nel Maghreb Islamico (AQMI), che starebbe scalzando l’MNLA dalla zone del nord Mali appena sottratte al controllo dell’esercito, e la setta nigeriana Boko Haram. Tutti questo movimenti beneficerebbe infine dalle armi saccheggiate dagli arsenali del disciolto esercito libico di Gheddafi. (L.M.) (Agenzia Fides 4/4/2012)


Condividi: