ASIA/TIMOR EST - I cattolici alla vigilia delle elezioni: pace, giustizia, preghiera per il futuro del paese

sabato, 25 febbraio 2012

Dili (Agenzia Fides) – Pregare e operare per un futuro di giustizia e di pace a Timor Est: con questo spirito i fedeli cattolici di Timor Est sono scesi in strada per lanciare un messaggio a tutta la nazione, alla vigilia delle elezioni presidenziali, previste il 17 marzo prossimo. L’atmosfera della vigilia è tesa dopo che alcune bombe sono state ritrovate davanti agli uffici della Commissione per le Elezioni. La nazione, dove a giugno 2012 si terranno anche le elezioni del Parlamento, è stata scossa da violenti disordini durante le elezioni del 2006.
Come riferito a Fides dalla Chiesa locale, la manifestazione, dal titolo “Cambiare il cuore, cambiare il mondo”, è stata organizzata il 21 febbraio dalla “Conferenza dei Superiori religiosi di Timor Est” in collaborazione con la Commissione “Giustizia e Pace” della Diocesi di Dili, e ha coinvolto sacerdoti, religiosi, suore, laici, studenti delle sette parrocchie di Dili.
“Un corteo pacifico e silenzioso, che ha ritmato il suo cammino con la preghiera, guidato dal Vescovo di Dili, mons. Alberto Ricardo da Silva, ha attraversato la città per dare un testimonianza di fede, di pace, di speranza”, racconta a Fides un sacerdote locale. Il Vescovo, invocando la pace per Timor Est, ha chiesto a tutti i fedeli di “pregare e di collaborare per il buon esito delle elezioni”. “Per fare questo, cioè per cambiare la realtà esterna e la società, è necessaria la conversione interna, quella del cuore”, ha rimarcato. I partecipanti, a conclusione della manifestazione, hanno recitato la “Preghiera per le elezioni generali 2012”, che sarà letta nelle tre diocesi di Timor Est fino al 12 giugno, giorno della elezioni parlamentari.
Secondo un Rapporto inviato a Fides dal think-tank “International Crisis Group” (ICG), le prossime elezioni presidenziali e parlamentari a Timor Est saranno “un passo importante nel consolidamento della stabilità interna” e “un’opportunità per lasciarsi alle spalle un passato violento”. Il rischio maggiore per il paese, nota l’ICG “è la quasi completa impunità per la violenza politica”. I candidati, si afferma “devono dire chiaramente che tali crimini non saranno più tollerati” . (PA) (Agenzia Fides 25/2/2012)


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