ASIA/MYANMAR - Continua la discriminazione verso il gruppo etnico dei rohingya: circa 40 mila bambini non risultano registrati all’anagrafe

mercoledì, 25 gennaio 2012

Yangon (Agenzia Fides) – Sono circa 40 mila i bambini appartenenti all’etnia rohingya che vivono attualmente in Myanmar senza essere registrati all’anagrafe. Ne conseguono per loro limitate opportunità di accesso al mondo del lavoro, all’alimentazione e ai servizi sanitari. Si tratta di una delle tante minoranze etniche di cui è composto il Myanmar e si concentrano in una regione isolata al confine col Bangladesh. Sono per lo più di religione musulmana e si stima che la loro popolazione ammonti a circa tre milioni di persone. Nonostante le recenti riforme avviate nel paese, il Governo ha riconfermato le sue politiche profondamente discriminatorie contro questo gruppo etnico e a pagarne le conseguenze sono i minori. Secondo i responsabili del Proyecto Arakan, il problema è direttamente relazionato sia con le mancate concessioni delle autorizzazioni per contrarre matrimonio sia con la ‘politica dei figli’ imposta dal governo birmano. Da una parte, i bambini che non vengono registrati sono una prova dell’esistenza di matrimoni non autorizzati dallo Stato, ‘crimine’ che viene perseguito con 10 anni di carcere. Dall’altra, i terzi o quarti figli che non vengono registrati rientrano per tutta la vita in una ‘lista nera’ che impedisce loro di trovare un lavoro, studiare o sposarsi. Secondo la Ley sobre Ciudadanía del 1982, i bambini rohingya, registrati e no, sono catalogati come ‘apolidi’, e hanno accesso limitato agli alimenti e all’assistenza medica. La maggior parte non possono frequentare la scuola e sono sfruttati per lavori forzati. Il tasso di analfabetismo è di circa l’80% e oltre il 60% dei bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni non sono mai andati a scuola. (AP) (25/1/2012 Agenzia Fides)


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