AFRICA/BURUNDI - Delusione e preoccupazione in Burundi dopo l’insuccesso dei colloqui tra i partiti burundesi in Sudafrica

venerdì, 23 luglio 2004

Bujumbura (Agenzia Fides)- Delusione e profonda preoccupazione. Sono questi i sentimenti che predominano nella popolazione del Burundi dopo il fallimento dei colloqui di Pretoria (Sudafrica) tra i partiti politici del Burundi (vedi Fides 19 luglio 2004). “Il nodo più difficile da superare è rimasto irrisolto” dice da Bujumbura (capitale del Burundi) un autorevole osservatore locale, riferendosi alla richiesta da parte dei capi della minoranza Tutsi (14% della popolazione) di riservare ai Tutsi una quota del 40% dei posti del futuro Parlamento. L’Uprona (il principale partito Tutsi che per lungo tempo ha detenuto il potere in Burundi) ha respinto infatti il compromesso presentato dai mediatori sudafricani che prevede che il futuro Parlamento burundese sia costituito dal 60% di rappresenti Hutu, dal 40 % di Tutsi e da 3 deputati dell’etnia Twa (pigmei). L’Uprona vuole che la percentuale riservata all’etnia Tutsi sia riservata solo ai partiti Tutsi e non ai membri di questa etnia che fanno parte dei movimenti Hutu. In alcuni partiti a maggioranza Hutu vi sono infatti anche rappresentati Tutsi. Secondo l’Uprana, quindi, sommando i deputati Tutsi che fanno parte di partiti a maggioranza Hutu, quest’ultima etnia otterrebbe la maggioranza schiacciante nell’Assemblea,
“L’Uprona ha tutto da perdere da una nuova suddivisione del potere” dicono le fonti di Fides. “Per anni questo partito ha avuto in mano le leve di comando. Ora risulta difficile a dirigenti e funzionari del partito al governo rinunciare a privilegi e a posizioni di rendita”. La richiesta dell’Uprona mette in evidenza l’esistenza di divisioni all’interno del campo Tutsi. “Sia lo schieramento Tutsi sia quello Hutu non sono affatto monolitici, sono anzi divisi al loro interno. È quindi difficile comporre gli interessi di tutti, ma bisogna lavorare per superare le divisioni al fine di arrivare a una vera e duratura riconciliazione nazionale” dicono le nostre fonti. “Il Burundi ha bisogno della pace per poter finalmente affrontare i problemi reali legati allo sottosviluppo: povertà, mancanza di istruzione, potenziamento del sistema sanitario, creazione di posti di lavoro”.
“Solo nei prossimi giorni sarà possibile valutare le conseguenze dell’interruzione del dialogo di Pretoria” proseguono le fonti di Fides. “Il processo di transizione deve però continuare, altrimenti il paese precipiterebbe di nuovo nella guerra civile. Bisogna arrivare a un accordo per permettere l’effettuazione delle elezioni generali. Il processo di pace non ha fatto molti progressi negli ultimi mesi. I mediatori internazionali hanno esercitato pressioni per imprimere una svolta, finora però con scarso successo. La palla ora è nel campo dei politici burundesi.” (L.M.) (Agenzia Fides 23/7/2004 righe 35 parole 430)


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