AMERICA/GIAMAICA - I fautori della pace accendono la speranza nelle comunità vittime di estrema violenza

martedì, 24 maggio 2011

Kingston (Agenzia Fides) – Proseguono i lavori della “International Ecumenical Peace Convocation” (vedi Agenzia Fides 14/5/2011). Sostenitori della pace di tutto il mondo, tra i quali le alte cariche di Medio Oriente, India, Brasile e Stati Uniti, raccontano esperienze devastanti di violenza e oppressione, ed esprimono la loro speranza che prevalga un movimento di pace nelle comunità e vengano tutelati la dignità e i diritti di ogni essere umano. Obiettivo comune di tutti i partecipanti è quello di trovare insieme forme di aiuto per tutto il mondo al fine di raggiungere una pace giusta. Tra la diverse testimonianze, quella della dottoressa Muna Mushahwar, cristiana palestinese di Gerusalemme che ha detto: “Come donna, credo che non ci possa essere giustizia nella comunità se non troviamo innanzitutto rifugio sicuro nella nostra Chiesa che ha un ruolo fondamentale e deve assumersi le sue responsabilità”. Le ha fatto eco il Presidente del Consiglio Internazionale di Cristiani ed Ebrei, Deborah Weissman, anche lei di Gerusalemme, la quale ha dichiarato che “attualmente si commettono atrocità in tutto il mondo in nome della religione”.
La violenza non rimane sospesa nel vuoto, ha sottolineato il Prof. Ram Puniyani, scrittore noto per la sua lotta a tutela dello spirito e dei valori secolari dell’India, aggiungendo che “la violenza è alimentata dal fatto che un vasto settore della società è stato indottrinato all’odio verso gli altri”. Asha Kowtal, attivista dalit e dirigente di un movimento a favore delle donne in India, riferendosi alla situazione delle donne nel suo paese ha detto che “attualmente ci sono centinaia di giovani vittime di abusi sessuali da parte della casta dominante degli uomini”, che ritiene essere la violazione principale dei diritti umani che comporta discriminazione ed emarginazione.
Anche in Brasile la gente vive diverse forme di discriminazione che causano violenti conflitti, ha raccontato Tania Mara Vieira Sampaio, docente dell’Università Cattolica di Brasilia. “In Brasile, come nel resto dell’America Latina, entrare all’Università è un privilegio che solo poche persone possono permettersi, noi combattiamo per superare la logica del mercato e ci impegnamo a favore di una vita più dignitosa per tutti, in particolare per i giovani”. Martin Luther King III, di Atlanta, Georgia, figlio di Martin Luther King Jr., leader della lotta per i diritti civili morto assassinato, ha sottolineato il fatto che gli insegnamenti di Gesù sono fortemente radicati nella nonviolenza, ma che la difesa e la promozione della pace devono essere responsabilità dei credenti di tutte le tradizioni spirituali. (AP) (24/5/2011 Agenzia Fides)


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