AFRICA/TOGO - ALLARME DEI VESCOVI PER LA PACE IN TOGO SE NON SONO GARANTITE ELEZIONI LIBERE E DEMOCRATICHE

martedì, 20 maggio 2003

Lomé (Agenzia Fides)- Il 1° giugno si terranno le elezioni presidenziali in Togo, paese che si affaccia sul Golfo di Guinea e confina con Ghana, Benin e Burkina Faso. Queste elezioni sono importanti perché vi sono tensioni legate alla permanenza al potere da ben 36 anni del presidente Gnassingbé Eyadéma. Il Togo finora è stato al centro di una zona relativamente stabile e sarebbe grave che le tensioni politiche interne sfociassero nella violenza. Proprio per questi motivi i Vescovi del Togo lanciano un forte appello perché le prossime elezioni presidenziali siano veramente e libere e democratiche. In una messaggio intitolato “Nella verità costruiamo la pace” i Vescovi ricordano “l’imperiosa necessità di creare le condizioni di una vera scelta , e dunque elezioni effettivamente libere e trasparenti.” I Vescovi denunciano anche la modifica della Costituzione che permette al presidente di essere eletto anche dopo due mandati: “Le regole del gioco sono state scientemente modificate a profitto di una parte che ha cambiato profondamente la legge fondamentale elaborata e accettata da tutto il popolo…Non si può onestamente affermare che queste disposizioni abbiano rinforzato la coesione nazionale. Al contrario, prevale l’inquietudine, e l’impressione generale è che la pace e la sicurezza sono minacciate”. I Vescovi lanciano un forte appello “ad una vera conversione. Lanciamo un vibrante appello ai responsabili politici perché si mettano di nuovo insieme per stabilire le misure che ci conducono alla vera pace…che sappiano dunque trascendere le loro divergenze, i loro interessi egoistici, le loro ambizioni personali, per privilegiare l’interesse superiore della nazione, il bene comune, il benessere di tutti i Togolesi e la prosperità della nazione”.
Anche l’Organizzazione Non Governativa “Franciscans International” lancia un appello alla comunità internazionale perché vigili sulla correttezza delle elezioni togolesi. In un comunicato diffuso a Ginevra l’ONG francescana afferma: “Le precedenti elezioni del 1993, 1994, 1998 furono segnate da violazioni massicce dei diritti umani. In assenza di un coinvolgimento internazionale nell’area, tali violazioni possono segnare anche le elezioni di quest’anno”.
Per questi motivi Franciscans International chiede ai firmatari internazionali dell’Accordo di Lomé di “esercitare pressioni sul governo togolese perché rispetti i diritti umani; rilasci i prigionieri politici; garantisca la sicurezza della società civile, e in particolare degli oppositori; accordi a tutti libero accesso ai mezzi di comunicazione di massa; e ristabilisca il ruolo della Commissione Nazionale elettorale indipendente”.
L’Accordo di Lomé è stato firmato dopo le elezioni del 1998, contestate delle opposizioni. L’accordo è stato raggiunto con la mediazione di Francia, Germania, Unione Europea e paesi dell’Africa francofona, e impegna tutti i partiti togolesi a creare una Commissione Nazionale elettorale per garantire elezioni libere e democratiche.
Nel novembre 2002, un rapporto del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite aveva segnalato violazioni della libertà di espressione e di stampa in Togo.
Il Togo è governato dal 1967 dal Presidente Gnassingbé Eyadéma che per più di 30 anni ha imposto al paese un regime a partito unico, il Rassemblement du Peuple Togolais (RPT). Nei primi anni ’90 si ha la svolta, con le prime elezioni multipartitiche del 1993. Le opposizioni però accusano di brogli elettorali Eyadéma, che è sempre stato rieletto dal 1993 ad oggi.
Nel 2001 Eyadéma aveva annunciato di ritirarsi dalla vita politica entro il 2003, conformemente alla Costituzione che prevede solo due mandati presidenziali. Ma il 30 dicembre 2002 il Parlamento, dominato dal RPT, ha modificato questa norma, consentendo a Eyadéma di ricandidarsi per le nuove elezioni.
Il principale sfidante, Gilchrist Olympo, capo dell’Union des Forces du Changement (UFC) è stato escluso dalla competizione elettorale. La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente ha infatti deciso che Olympo non aveva presentato un certificato di residenza e una dichiarazione recente delle tasse. La Costituzione richiede tra le altre cose che il candidato presidenziale risieda in Togo da almeno 12 mesi prima delle elezioni e abbia una rendita fiscale nel paese. Olympo è stato a lungo esiliato all’estero e solo il 27 aprile di quest’anno è rientrato nel Togo. (L.M.) (Agenzia Fides 20/5/2003 righe 55 parole 680)


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