ASIA/INDONESIA - DA ACEH: “NON ARMI MA PAZIENZA E RICOSTRUIRE LA FIDUCIA”. LA VOCE DI PADRE FERDINANDO, FRATE FRANCESCANO NELL’UNICA PARROCCHA DELLA PROVINCIA

lunedì, 19 maggio 2003

Giacarta (Agenzia Fides) – “Siamo tragicamente abituati alla violenza. Il conflitto fra esercito e ribelli dura da anni con poche brevi interruzioni. Dopo l’imposizione della legge marziale e con l’inizio dell’offensiva militare la gente è preoccupata, ma anche rassegnata. Il popolo chiede meno promesse e più fatti, e non accetta soprusi e violenze che avvengono, da ambo le parti, in questo conflitto dimenticato”. Così padre Ferdinando Severi OFM Conv, frate francescano e parroco della Chiesa del “Sacro Cuore di Gesù” nella città di Banda Aceh, l’unica parrocchia della provincia civile, descrive la situazione nella provincia all’estremo nord dell’isola di Sumatra.
Con la scadenza dell’ultimatum di consegna delle armi (12 maggio) lanciato dal governo centrale e il fallimento di ulteriori trattative di pace svoltesi a Tokyo, nella provincia di Aceh, estremo Nord dell’isola di Sumatra, è cominciata l’offensiva armata dell’esercito governativo contro i ribelli separatisti, che durerà sei mesi. Forze aeree indonesiane hanno bombardato una base di guerriglieri del Gam (Free Aceh Movement) situata 20 chilometri a est di Banda Aceh, mentre si stanno avvicinando alla zona navi da guerra e altri 7.000 uomini si sono aggiunti al contingente di 25mila già presente nell’isola. L’esercito conta di arrivare presto a 50mila uomini, per eliminare fra i 3.000 e i 5.000 militanti del Gam, nascosti nella foresta.
Su una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, in maggioranza musulmani, Padre Severi, che guida una comunità cattolica di circa 1.100 persone, è un frate francescano in missione ad Aceh da 12 anni. Il frate richiede maggiore pazienza da parte del governo e si dice contrario a grandi manovre militari. “La maggior parte della popolazione di Aceh non chiede secessione ma giustizia e sicurezza”, spiega il missionario italiano. “Un attacco militare – afferma – causerà maggiori sofferenze ai civili. La gente è terrorizzata dai ribelli del Gam e dai militari indonesiani, tanto che non esce più di casa”.
La chiave di volta per la questione di Aceh, afferma il frate, è cercare di ricostruire la fiducia: “Sin dall’era di Suharto, la gente ha subito grandi sofferenze: nelle operazioni dell’esercito contro i ribelli sono morti oltre 3.000 civili, mentre la provincia è stata depredata delle sue risorse di gas naturale, le maggiori riserve dell’Asia. La gente non ha fiducia in Giacarta, come non l’aveva verso i coloni olandesi Inoltre circola insistentemente la voce che settori corrotti dell’esercito indonesiano forniscano appoggio ai gruppi ribelli per boicottare i negoziati e continuare con la guerra, per cui ricevono e maneggiano denaro. Inoltre la ferocia con cui le truppe indonesiane anno agito in passato (devastando e radendo al suolo villaggi) sono ancora vivi nella memoria dei civili. Il comando militare ha annunciato che, per combattere e guerriglieri, costringerà la gente dei villaggi a trasferirsi: si prevedono oltre 100mila sfollati interni”.
L’analisi di padre Severi continua: “D’altra parte i civili soffrono per banditismo, sequestri, estorsioni, che i ribelli mettono in atto per procurarsi denaro. Il governo, nell’ultima fase dei negoziati aveva fatto proposte ragionevoli, che denotavano apertura e comprensione, siglando nel dicembre 2002 un accordo per il cessate il fuoco. L’offerta di Giacarta prevedeva: la concessione di uno status di “speciale autonomia” alla provincia di Aceh; l’elezione diretta del governatore, non più nominato da Giacarta; un reinvestimento del 70% delle entrate provenienti dall’estrazione del gas liquido; l’adozione della sharia (la legge islamica) come legge civile per la comunità locale (ma applicabile solo alla comunità musulmana). Ma il Gam ha rilanciato la richiesta di un referendum per l’indipendenza, come avvenuto per Timor Est. E la presidente indonesiana Megawati Sukarnoputri, non disposta a mettere in discussione la sovranità dell’Indonesia, ha lanciato una massiccia operazione militare”.
“Oggi – conclude – il disagio della gente è forte, la vita procede a fatica. La popolazione civile è stretta nella morsa degli scontri fra esercito e guerriglia. Un nuovo attacco non contribuirà a ricostruire la fiducia ma allargherà il fossato esistente fra le tribù locali di Aceh e i giavanesi di Giacarta, percepiti come estranei e colonizzatori”.
La provincia di Aceh è una di quelle aree che da anni crea problemi al governo indonesiano Nella zona prospera il Free Aceh Movement (GAM) formazione indipendentista che predica la secessione da Giacarta in nome della creazione di uno stato teocratico islamico. La guerriglia è attiva ad Aceh dal 1976 e da allora trattative di pace si sono alternate a momenti di forte tensione e scontri con l’esercito regolare. (PA) (Agenzia Fides 19/5/2003 lines 45 words 554)


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