AFRICA/SUDAN - Il rientro dei profughi nel Sud Sudan: una sfida per le organizzazioni umanitarie

mercoledì, 19 maggio 2004

Roma (Agenzia Fides)- “La gente non aspetta la firma del trattato di pace e sta rientrando nelle proprie terre d’origine” dicono all’agenzia Fides fonti della Chiesa del sud Sudan, dove è in atto da tempo un forte movimento di ritorno dei profughi che si erano rifugiati nel nord Sudan. Il sud Sudan è sconvolto da più di 20 anni di guerra civile tra i gruppi armati locali e l’esercito e le milizie filo-governative. I colloqui di pace in corso da mesi hanno raggiunto alcune intese preliminari e vi sono buone possibilità che si giunga a un accordo definitivo (vedi Fides 17 maggio 2004).
Incoraggiate da questi sviluppi positivi, migliaia di persone stanno tornando nei propri villaggi, da dove erano stati costretti a fuggire a causa della guerra. Secondo le fonti di Fides “il ritorno dei profughi è gia in corso nel Northern Bahr El Ghazal” regione di confine tra il Sud e il Nord Sudan. Secondo le fonti di Fides, nella regione vi sono attualmente 1 milione 460mila abitanti, ai quali nei prossimi 6 mesi si aggiungeranno oltre 217mila profughi che rientrano nella terra d’origine. Nel giro di altri 6 mesi il totale dei profughi di ritorno sarà di oltre 435mila unità.
I profughi stanno rientrando dalla capitale Khartoum e da altre città del nord Sudan, ma anche dal Darfur, regione dell’est del Sudan, al centro dei combattimenti tra esercito e milizie filo-governative e due movimenti di guerriglia locali che chiedono una maggiore attenzione da parte del governo centrale alle esigenze della regione.
La maggior parte dei profughi di ritorno sono donne e bambini. Queste persone invece di concentrarsi in una singola località, si stanno disperdendo nei villaggi delle regione dove ricevono assistenza da familiari e amici.
I profughi devono far fronte a diverse difficoltà, in primo luogo, la mancanza d’acqua. Il rientro avviene a piedi, lungo un percorso arido. La gente è costretta a marciare di notte per evitare la calura del giorno e risparmiare le riserve d’acqua. Le organizzazioni umanitarie presenti in zona hanno avviato alcuni progetti per l’escavazione di pozzi ma, secondo le fonti di Fides, “occorre un maggior coordinamento tra le diverse agenzie umanitarie per non disperdere gli sforzi”.
Altre esigenze riguardano cibo, assistenza sanitaria e il campo dell’educazione. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha predisposto un piano per fornire alimenti a 300mila persone nel Sud Sudan, ma, secondo le fonti di Fides “occorre rivedere il piano per tenere conto dell’accelerazione del processo migratorio che si aspetta nei prossimi mesi”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/5/2004, righe 33 parole 434)


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