ASIA/IRAQ - Tortura, scontro tra l’Islam del sopruso e Islam della pace, l’Iraq cerca faticosamente la strada della democrazia

martedì, 18 maggio 2004

Baghdad (Agenzia Fides)- È ora di dire basta a tutte le torture da chiunque siano commesse” dice all’Agenzia Fides p. Nizar Semaan, sacerdote siriaco iracheno di Mosul, commentando le torture perpetrate da soldati statunitensi nei confronti di prigionieri iracheni. “Siamo indignati come persone e come cristiani. Condanniamo senza mezzi termini le violenze in tutti le carceri dell’Iraq da chiunque siano gestite” dice p. Nizar. “La vittoria della democrazia sta nel far emergere i propri errori e ne chiede scusa. Sono però allarmato di come i media arabi, in particolare le televisioni satellitari, da giorni strumentalizzano questi episodi, alimentando l’odio e la violenza. Chiedo allora ai media arabi: abbiate lo stesso coraggio e la stessa coerenza nel denunciare le violenze e le torture che si consumano nel silenzio nelle carceri dei paesi arabi. Chi parla mai di quello che avviene nelle prigioni di quei paesi? Invito le organizzazioni umanitarie internazionali, come la Croce Rossa internazionale e Amnesty International, a visitare i prigionieri politici detenuti nelle carceri del mondo arabo” chiede p. Nizar. “Dall’altra parte non possiamo tacere sui crimini commessi dai terroristi, che arrivano al punto di decapitare persone inermi”.
“Il mondo deve rigettare una volta per tutte il ricorso alla tortura. Vi sono convenzioni internazionali sottoscritte da tutti gli stati che vanno applicate. Il cristianesimo, il Santo Padre ce lo ricorda continuamente, ci insegna che ogni uomo, anche il più malvagio, ha diritti inalienabili che non possono essere calpestati” continua p. Nizar. “Chi ha commesso questi crimini e chi sapendo, non è intervenuto, quindi ha avvallato questi crimini, va giudicato e condannato. In questa situazione, però, c’è un fatto che mi ha confortato: il mio popolo è sceso pacificamente per le strade per protestare contro le torture. I giornali, le radio e le televisioni irachene riportano quello che è successo. Nei lunghi della dittatura di Saddam, questo non era possibile. I familiari dei prigionieri uccisi nelle carceri della dittatura non potevano avere indietro neanche la salma del proprio caro” ricorda p. Nizar. “ Vedo quindi segni di come la democrazia stia mettendo radici in Iraq. L’occidente ha fatto bene a condannare i crimini commessi contro gli iracheni, così da incoraggiare il radicamento della democrazia in Iraq.”
“Il mio paese sta attraversano un momento molto difficile. Purtroppo convivono due Iraq: l’Iraq della speranza e l’Iraq dell’oscurantismo. Le milizie di Moqtada Al Sadr, il leader sciita integralista che ha ingaggiato una propria lotta contro gli americani per fini politici personali, quando conquistano un quartiere di una città, impongono subito il velo alle donne e in molti casi impediscono agli studenti di andare a scuola. È questo quello che vogliono: un Iraq oscurato dall’ideologia fondamentalista?” afferma p. Nizar. “Sta emergendo sempre con più forza lo scontro tra l’area fondamentalista e quella moderata incarnata dall’Ayatollah Sistani” afferma p. Nizar.(L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2004 righe 38 parole 490)


Condividi: