AFRICA/CONGO RD - La Repubblica Democratica del Congo ancora al centro degli interessi regionali. Un’analisi dell’Agenzia Fides

martedì, 11 maggio 2004

Kinshasa (Agenzia Fides)-“Si può affermare con ragionevole prudenza che il Rwanda non ha smesso la sua politica di interferenza nella Repubblica Democratica del Congo (RDC)” dice all’Agenzia Fides p. Loris Cattani, missionario saveriano con una lunga esperienza in Congo, commentando le recenti dichiarazioni dei Presidente rwandese, Paul Kagame, su un possibile ritorno di truppe rwandesi nella RDC. Il Rwanda afferma di essere minacciato da incursioni effettuate dalle milizie hutu rwandesi, che da 10 anni sono rifugiate nella Repubblica Democratica del Congo. “Il problema delle milizia hutu è reale, ma molti congolesi si domandano se il Rwanda ingigantisce la minaccia degli estremisti hutu per giustificare la presenza del proprio esercito in territorio congolese” dice p. Cattani. Diversi rapporti delle Nazioni Unite pubblicati negli scorsi anni affermano che le ricchezze del Congo sono saccheggiate dai paesi vicini che avevano inviato truppe nell’est della RDC.
“Il Rwanda afferma di essersi ritirato dal Congo, ma vi sono testimonianze in base alle quali militari rwandesi sono infiltrati nei ranghi dell’esercito congolese e dei movimenti di guerriglia congolesi che agiscono nell’est della RDC. Nel paese si sono diffuse voci che accrediterebbero l’ipotesi, ancora da verificare, che i rwandesi assumerebbero l’identità di tutsi banyamulenge, tutsi congolesi che risiedono da decenni nel Kivu (regione dell’est del Congo al confine con il Rwanda)” dice p. Cattani.
Venti di guerra spirano anche al confine tra Uganda e RDC. L’esercito ugandese è in allarme per la presenza del People's Redemption Army (PRA). “È un fatto strano il risorgere all’improvviso di questo gruppo ”- dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale contatta a Kampala, capitale dell’Uganda -“Da tempo non si sentiva parlare più del PRA. Poi, nel giro di pochi giorni, viene descritto come una grave minaccia per il paese”. Secondo la fonte di Fides “vi sono due possibili spiegazioni per questo fatto. In primo luogo, l’esercito ugandese ha appena presentato un documento sulla politica di difesa dell’Uganda nel quale si chiede un aumento delle spese militari. Il risorgere di una vecchia minaccia può favorire lo stanziamento di nuovi fondi per i militari. La secondo motivazione riguarda le interferenze ugandesi nel Kivu, regione settentrionale del Congo, al confine con l’Uganda. Nel Kivu agiscono una decina di gruppi armati che alimentano l’instabilità nella regione. La presenza di un gruppo di oppositori ugandesi potrebbe creare l’occasione per l’Uganda per rientrare nel Kivu, da dove le truppe ugandesi si erano ritirate alla metà del 2003” dicono le fonti di Fides.
“Il Kivu è una regione ricca di risorse, tra cui il petrolio, che ha suscitato la bramosia di conquista di diversi attori locali e internazionali” affermano le nostre fonti. Secondo le informazioni raccolte da Fides nella regione, nell’est della Repubblica Democratica del Congo sarebbe in corso una guerra sotterranea, condotta manipolando i gruppi di guerriglia locali, tra Uganda e Rwanda. “Il Rwanda sta cercando di estendere la propria zona di influenza nell’est del Congo, puntando verso nord, verso il Kivu” affermano le fonti di Fides. “Il nodo è la città di Butembo che segna il confine tra il Kivu, dove è più forte l’influenza rwandese, e l’Ituri, dove ancora l’Uganda cerca di mantenere un certo controllo. Abbiamo raccolto indicazioni sul fatto che gruppi filo-rwandesi stiano cercando di far saltare la fragile tregua raggiunta a Butembo, in modo da spianare la strada alla conquista dell’Ituri. C’è chi afferma che la guerriglia ugandese sia appoggiata dal Rwanda per distrarre l’esercito ugandese dall’Ituri”. Le ricchezze attuali e potenziali della RDC rimangono quindi al centro della politica regionale.
In questo contesto, il governo della Repubblica Democratica del Congo cerca di mantenere l’unità del paese e fermare i combattimenti sul proprio territorio. In base agli accordi di pace è in via formazione l’esercito unificato nato dalla fusione dei diversi movimenti di guerriglia che si sono combattuti per anni. (L.M.) (Agenzia Fides 11/5/2004, righe 51 parole 654)


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