ASIA/INDIA - Ultimo atto della elezioni politiche, mentre si fa più vivo il dibattito sulla presenza dei cristiani nella vita civile e politica

lunedì, 10 maggio 2004

New Delhi (Agenzia Fides) - Mentre è in corso l’ultimo atto della lunga tornata elettorale indiana, cominciata alla metà di aprile, cresce nel paese il dibattito sull’impegno cristiano in politica.
Secondo alcuni cristiani, membri del Parlamento nella scorsa legislatura, “i credenti in Cristo dovrebbero essere più presenti nelle attività pubbliche, politiche, civili e sociali del paese, e far sentire di più la loro voce nei media, anche per rendere nota la loro autentica identità”.
Un parlamentare di Goa, Edorado Faleiro, ha detto all’Agenzia Fides che “manifestazioni di piazza e cortei non bastano: occorre una presenza in politica con programmi a lungo termine, bisogna formare gruppi di riflessione, istituti culturali e centri di ricerca per preparare i cristiani alla vita politica e renderli una componente significativa ed efficace”.
Secondo John Dayal, presidente della All India Catholic Union, “non basta che i cristiani usufruiscano dei programmi messi in atto dal governo, destinati alle minoranze. Devono prendere iniziative più coraggiose, anche a costo di esporsi e venire più facilmente presi di mira dai fondamentalisti indù”.
Uno di modi per rendersi maggiormente visibili è apparire sui mass-media. Il vice presidente della Indian Catholic Press Association, P. Adolf Washington, ha insistito che “la Chiesa sia maggiormente presente nei media secolari, non cattolici, affrontando le sfide politiche e sociali che vive il paese”.
Sulle posizioni politiche assunte dalla comunità cristiana, p. Babu Joseph, portavoce della Conferenza Episcopale ha detto all’Agenzia Fides che “esse sono si sono articolate in una pluralità di opinioni politiche. Si è fatto molto lavoro a livello di sensibilizzazione della gente per per coscientizzare i fedeli sulla partecipazione alla vita politica, in accordo con i principi della Dottrina sociale della Chiesa”.
Uno dei principi ribaditi dalla Chiesa cattolica, nota p. Joseph, è stato quello della distinzione fra religione e politica: “A livello nazionale tutti Vescovi hanno dato un’indicazione di votare per partiti secolari, che non mescolino politica e religione, strumentalizzando la fede per interessi politici di parte”. La speranza che la Chiesa cattolica nutre è che “i nuovi amministratori chiamati a governare il paese tutelino gli interessi e le esigenze di tutte le comunità. La nuova classe politica dovrebbe adoperarsi perchè in India siano rispettati i diritti legittimi di ogni persona, di qualunque condizione sociale, razza, religione, cultura. Sono diritti garantiti dalla Costituzione, come la libertà di coscienza e di religione, libertà di promuovere attività economiche, sociali e culturali”.
Intanto, il lungo processo elettorale indiano iniziato il 20 aprile, si conclude quest’oggi, 10 maggio, mentre la comunicazione dei risultati è attesa per il 13 maggio. Oltre 670 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne per eleggere i 543 membri del Parlamento della Federazione, che resteranno in carica per cinque anni. Nello scenario politico Indiano, in una rosa di otre 40 partiti, favoriti sono il partito nazionalista indù Baratiya Janata Party (BJP) guidato dal Primo Ministro in carica Atal Behari Vajpayee, e il Partito del Congresso, con a capo Sonia Gandhi e suo figlio Rahul. Durante la campagna elettorale vi sono state 45 persone uccise, soprattutto nello stato del Jammu e Kashmir. (PA) (Agenzia Fides 10/05/2004 Lines: 35 Words: 345)


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