ASIA/INDONESIA - L’Indonesia al voto per le elezioni generali: “E’ fondamentale separare politica e religione”, dice all’Agenzia Fides un Vescovo indonesiano

lunedì, 5 aprile 2004

Giacarta (Agenzia Fides) - La popolazione indonesiana comincia oggi le operazioni di voto per le elezioni politiche. La tornata elettorale nel paese musulmano più popoloso al mondo (210 milioni di persone, dei quali 145 milioni chiamati alle urne) durerà fino all’estate, quando vi sarà il primo turno delle elezioni presidenziali (5 luglio), che avverranno per la prima volta nella storia del paese attraverso il voto diretto dei cittadini. Un eventuale secondo turno (se nessun candidato avrà raggiunto la maggioranza relativa) si terrà il 20 settembre.
I Vescovi indonesiani, nell’imminenza del voto, hanno invitato i cittadini a votare secondo coscienza, scegliendo candidati che hanno improntato il loro programma a criteri di trasparenza, onestà, tolleranza, armonia, bene comune.
In un colloquio con l’Agenzia Fides Mons. Martinus Situmorang, Vescovo di Padang, sull’isola di Sumatra, membro del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Indonesiana, ha commentato la situazione politica del paese, alla vigilia del voto: “E necessario che gli eletti portino avanti il bene comune, abbandonando le abitudini di curare i propri interessi generali e di gruppo. Le elezioni sono per i cittadini un’occasione per prestare attenzione non solo ai partiti ma alle persone, fatto consentito dal nuovo sistema elettorale”
Il Vescovo continua: “Le elezioni di quest’anno sono anche un’opportunità di formazione e sensibilizzazione civica, che anche la Chiesa ha curato. Oggi nella cittadinanza c’è maggiore consapevolezza dell’importanza delle elezioni”.
Fra le questioni più importanti per il paese, Mons. Situmorng sottolinea a Fides l’urgenza di “votare partiti non religiosi, che non mescolino fede e politica, ma si concentrino sui valori comuni, per il bene dell’intera popolazione, senza discriminazione di fede. Abbiamo portato avanti questa campagna anche all’interno della comunità cristiana. La Chiesa ha ribadito la necessità di una politica laica, che può interessarsi del bene generale e particolare”.
Una delle preoccupazioni è quella di “eleggere uomini politici onesti, capaci, che lavorino per l’unità e l’armonia del paese, soprattutto nelle diverse aree turbolente, come Aceh, Papua, Molucche”.
Secondo il Vescovo “non c’è oggi grande timore dell’affermazione di partiti integralisti islamici. Le due formazioni sociali che accolgono la maggior parte di musulmani indonesiani, Nahdlatul Ulama e Muhammadiya stanno contribuendo a mantenere la competizione politica entro i binari della tolleranza”.
Nel paese non vi sono, allo stato attuale, grandi strumentalizzazioni della religione islamica da parte di formazioni politiche e questo rappresenta un notevole passo avanti, una nota positiva che si spera possa durare a lungo.
(PA) (Agenzia Fides 5/4/2004 lines 42 words 418)


Condividi: