VATICANO - “AVE MARIA” a cura di mons. Luciano Alimandi - La via mariana

mercoledì, 7 gennaio 2009

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Anche quest’anno è iniziato nel segno della Vergine Maria, la grande Madre di Dio che abbiamo festeggiato, appunto il 1° gennaio, ricordando la sua maternità divina. Quanto bisogno abbiamo di avere tale Madre al nostro fianco, ogni giorno della nostra vita, per sperimentare in mille modi concreti la sua protezione, il suo aiuto, la sua grazia che tutto avvolge e penetra col suo calore materno, se viene accolta!
Per accogliere la mite e silenziosa presenza di Maria, per gustare nel nostro cuore la sua tipica grazia è necessario farsi bambini. Infatti, unicamente un cuore di bambino sa comprendere questo amore materno ed è capace di allargare le braccia per accoglierlo, poiché esso si riversa in ciascuno che lo cerca e lo invoca, come sanno fare particolarmente i piccoli.
Nei santuari mariani di tutto il mondo, non è certo un caso che vi affluiscano così tanti fedeli che, con umiltà e fiducia, si recano dalla Madre celeste, le aprono il cuore e ritornano a casa “cambiati”. Questo incontro con la Madonna, che prepara al meglio l’incontro con il Figlio, è qualcosa di reale, profondo, naturale… avviene nella sfera più intima dell’umano, appunto laddove dimora in noi il “bambino delle origini”. Ogni uomo, proprio perché creato a immagine e somiglianza di Dio, porta dentro di sé, indelebile, il tocco di un’Innocenza originale, di un’Infanzia spirituale, con una capacità di purezza, di verità, di amore, di pace… che, assecondata, lascia gustare la felicità.
Nel battesimo siamo nati come figli della luce, ma la nostra libertà può farci diventare figli delle tenebre, se la usiamo male, vivendo senza Dio. Malgrado il peccato, che si insinua nel cuore dell’uomo fin dalle sue prime scelte sbagliate, insopprimibile e struggente permane la nostalgia dell’Innocenza Originale, del ritorno all’interiore stato di bambini, dove la verità amata e vissuta costituisce l’essenza di tutte le cose.
Guai a soffocare nell’anima quest’anelito soprannaturale di verità che viene da Gesù, per seguire qualche miserabile menzogna, che viene dal diavolo, come quella di credere che uno basta a se stesso. Se ciò avviene ci deformiamo.
L’uomo, voluto “deiforme”, creato per diventare sempre più simile a Dio nella comunione con Cristo, col falso uso della libertà si confoma al mondo, alle cose di quaggiù, perdendo progressivamente il desiderio per le cose di Dio, col rischio, reale, di perderlo per sempre. Che tragedia immane è questa! Ecco, perché la Madonna viene a visitarci. Lei viene perché l’uomo smarrisce la via della salvezza.
La via che ci porta a Dio è proprio quella che ha portato Dio a noi. Questa è la “via mariana”, scelta da Dio per venire nel mondo, necessaria perciò per ritornare a Lui, come lo ha magistralmente descritto San Luigi Grignion de Montfort nel celebre “Trattato della Vera Devozione a Maria”.
La via mariana è fondamentalmente la via dell’umiltà percorsa dalla Madonna, che ha detto di sé stessa all’Annunciazione: “eccomi sono la serva del Signore” (Lc 1, 38). Avrebbe potuto dire “sono la Madre del Signore”, dopo che l’Angelo le aveva annunziato la maternità divina, ma ha detto “sono la serva”. Sì, la Madonna ci insegna, con la sua radicale umiltà, a restare davanti a Dio e agli uomini solo come servi. Che titolo stupendo è quello di “servo”! Non a caso il Papa si fregia di questo titolo: “servo dei servi di Dio”. Un servo non solamente non possiede nulla, ma è veramente tale agli occhi di Dio se non possiede più se stesso e vive da “espropriato”. Ecco la “via mariana”: imparare da Maria l’arte più difficile, quella di svuotarsi di sé, di “rimpicciolirsi” per lasciare crescere la vita divina in noi. Questa è la via luminosa percorsa dai santi.
Per riconoscere questa grande luce di Cristo, come ci insegna il Santo Padre parlandoci del mistero del Natale, occorre proprio l’umiltà: “Questo è il Natale... giorno santo in cui rifulge la ‘grande luce’ di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede, ci vuole umiltà. L’umiltà di Maria, che ha creduto alla parola del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto del suo grembo; l’umiltà di Giuseppe, uomo giusto, che ebbe il coraggio della fede e preferì obbedire a Dio piuttosto che tutelare la propria reputazione; l’umiltà dei pastori, dei poveri ed anonimi pastori, che accolsero l’annuncio del messaggero celeste e in fretta raggiunsero la grotta dove trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio (cfr Lc 2,15-20). I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i protagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace” (Benedetto XVI, Messaggio Urbi et Orbi del Natale 2007). (Agenzia Fides 7/1/2008; righe 56, parole 795)


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