IL PROGETTO NASCERE SENZA AIDS IN TANZANIA

sabato, 3 aprile 2004

In cosa consiste il progetto? Previene la trasmissione del virus Hiv da madre sieropositiva a figlio, nei giorni attorno al parto.
Come si fa? Si somministra un farmaco anti-Hiv (chemioprofilassi) alla madre prima del parto e al neonato nei primi giorni di vita.
Dove si svolge il progetto? Nell’area metropolitana di Dar es Salaam, capitale della Tanzania con una popolazione di 2,4 milioni.
Quanto dura il progetto? Tre anni, rinnovabili.
Chi è la controparte locale? La rete dei servizi socio-sanitari gestita dalla diocesi cattolica di Dar es Salaam (tutte strutture accreditate dal Governo tanzaniano).
Quante persone beneficeranno del progetto? Circa 5.000 madri e altrettanti neonati a rischio, ogni anno.
Quali sono i punti qualificanti di questo progetto?
> Territorialità: questa è una delle prime applicazioni territoriali in Africa sub-sahariana (finora sono state fatte solo ricerche sperimentali in grossi ospedali).
> Integrazione dell’offerta: la chemioprofilassi è integrata con altre forme di assistenza: educazione sanitaria individuale, di coppia e collettiva; consulenza e controllo di sieropositività; cure mediche generiche e delle affezioni opportunistiche; supporto alimentare; sostegno psicologico, sociale e economico agli orfani e alle famiglie bisognose; sostegno scolastico; microcrediti per attività produttive, soprattutto femminili.
> Integrazione dei servizi: due reti di servizi (quella per la lotta all’Aids e quella per la salute materno-infantile) vengono ulteriormente interconnesse per poter offrire “pacchetti” sempre più completi con un solo contatto e rafforzare ulteriormente la capacità di follow-up, anche domiciliare.
> Sostenibilità: il progetto è quasi interamente gestito da personale tanzaniano e con risorse prevalentemente locali (gli aiuti esterni consistono principalmente in consulenza, aggiornamento professionale e supervisione).
> Radicamento nella comunità: le comunità parrocchiali, i gruppi giovanili e professionali, i consigli pastorali, vengono capillarmente coinvolti nell’obiettivo di allentare i pregiudizi culturali.
Quando è entrato in fase operativa? Il 16/2/2002 Saphia e Julius sono stati la prima coppia madre-figlio a ricevere la chemioprofilassi.
Chi lo promuove? Il Cuamm Medici con l’Africa; l’Azienda Ulss 16; l’Azienda ospedaliera di Padova; la Caritas Antoniana.
Quali sono i risultati raggiunti?
Il laboratorio Hiv svolge un lavoro molto proficuo sia dal punto di vista quantitativo (si è ormai attestati su una media di oltre 1.000 test Hiv al mese), sia qualitativo, essendo continuamente monitorata l’accuratezza delle procedure (prelievi, registrazione cartacea, trasporto, esecuzione dei test, refertazione). Sono inoltre state poste le basi per avviare un’attività pilota di Prevenzione materno-infantile (Pmtct +) - trattamento con tre farmaci antiretovirali di madre e neonato per sei mesi anziché “una tantum” - non appena il governo autorizzerà questo nuovo protocollo.
Qual è l’aiuto richiesto a tutti?
Un test Hiv costa 1 euro. La profilassi (dose semplificata di antiretrovirali) per la madre e il bambino vale 5 euro. Un taglio cesareo è pari a 30 euro. La formazione di un assistente sociale è di 50 euro. Un anno di scuola per un bambino orfano: 100 euro.
(AP) (3/4/2004 Agenzia Fides)


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