AFRICA/COSTA D’AVORIO - “LA TREGUA? L’ASSENZA DI COMBATTIMENTI NON È LA VERA PACE. LA GENTE VUOLE IL RITORNO A CONDIZIONI DI VITA DECENTI E LA FINE DEI SACCHEGGI” DICONO I MISSIONARI DALLA COSTA D’AVORIO

lunedì, 5 maggio 2003

Abidjan (Agenzia Fides)- “La gente non ne può più. È ora che la situazione si sblocchi. Non è possibile vivere per mesi e mesi nell’anarchia”. Così alcuni missionari contatti dall’Agenzia Fides nel centro nord della Costa d’Avorio descrivono le condizioni di vita della popolazione nei territori controllati dalla ribellione. Da settembre dell’anno scorso, ampie zone della Costa d’Avorio sono in mano a diversi movimenti ribelli che chiedono la destituzione del Presidente Laurent Gbagbo. Sabato scorso è stato raggiunto un accodo di tregua tra i responsabili militari di Costa d’Avorio e Liberia e quelli delle forze ribelli ivoriane. La Liberia si è impegnata a sorvegliare il confine con la Costa d’Avorio per impedire il passaggio di uomini e mezzi, in particolare di mercenari liberiani e della Sierra Leone. Sul versante politico, continua lo stallo per la nomina del ministro della difesa e di quello degli interni del governo di unità nazionale. Il presidente Gbagbo e i movimenti di guerriglia non hanno ancora trovato un accordo su chi dovrà gestire questi due importanti dicasteri.
“Qui nel centro-nord la tregua c’è già da alcuni mesi” dicono i missionari contattati dall’Agenzia Fides “e di questo ringraziamo il Signore. Ma l’assenza di combattimenti non è la pace, non significa serenità. I ribelli ormai vivono sulle spalle della gente. Fino a qualche tempo fa, dicevano che avrebbero preso i beni dello stato, perché il governo deve loro parecchio denaro. Molti guerriglieri, infatti, sono ex militari che hanno preso le armi contro il governo perché non veniva pagato loro lo stipendio. Dopo aver depredato edifici pubblichi e banche, i ribelli taglieggiano adesso la popolazione civile. Entrano nelle abitazioni della gente, con le armi in pugno, e prendono quello che vogliono. Sulle principali strade vi sono blocchi ogni 100 metri, spesso in mano a ragazzini di 16-17 anni armati di kalashnikov, che per farti passare chiedono denaro, cibo o altro. Alcuni commercianti che volevano riaprire i loro negozi sono fuggiti perché non ne possono più della violenza e di essere derubati da queste bande di ragazzi. Questa situazione dura da tanti mesi e causa profondi disagi alla popolazione, anche perché ormai mancano i generi di prima necessità, in particolare le medicine”. (L.M.) (Agenzia Fides 5/3/2003 righe 30 parole 404)


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