AFRICA/BURUNDI - CAMBIATO IL PRESIDENTE DEL BURUNDI IN BASE AGLI ACCORDI CHE PREVEDONO L’ALTERNANZA TRA HUTU E TUTSI. UN ESEMPIO PER LA STABILITÀ DELL’AFRICA

venerdì, 2 maggio 2003

Bujumbura (Agenzia Fides)- “La cerimonia di passaggio dei poteri tra il vecchio Presidente, il tutsi Pierre Buyoya e il nuovo Presidente, l’hutu Domitien Ndayizeye si è svolta ieri in un clima relativamente tranquillo” riferiscono fonti locali contattate dall’Agenzia Fides a Bujumbura, capitale del Burundi. “Questo nonostante che in alcune zone periferiche della città continuino i combattimenti tra esercito e guerriglia. La speranza di tutti è che sia concreto e proficuo l’impegno assunto dai nuovi vertici dello Stato di collaborare tra loro per riportare la pace nel paese”.
Il passaggio di poteri tra i due presidenti segna un momento importante nella storia del Burundi. Il paese, infatti, è sconvolto dal 1993 da una guerra civile che vede contrapposti l’esercito governativo, formato in gran parte da Tutsi, e diversi movimenti di guerriglia hutu. Il conflitto finora ha provocato almeno 300mila morti. Nel 2000 è stato raggiunto un accordo ad Arusha (Tanzania) per formare un governo di transizione al quale partecipano la maggior parte dei partiti politici burundesi. Secondo gli accordi, nei primi 18 mesi di governo il presidente è un tutsi e il vicepresidente un hutu; nei successivi 18 mesi si ha un rovesciamento con un presidente hutu mentre il vicepresidente è un tutsi. Questo complesso schema serve per superare le diffidenze reciproche tra gruppi rivali divisi da anni di lotte.
Il compito del governo di transizione è quello di porre le condizioni per libere elezioni da tenersi nel 2004.
Ndayizeye è il quarto presidente hutu in 40 anni di storia del Burundi indipendente. Se si tiene conto che su 6 milioni e 500mila abitanti, l’85% sono hutu, è evidente che il maggior gruppo del paese non è stato sempre ben rappresentato ai massimi livelli istituzionali.
Gli accordi di Arusha non sono stati firmati dai principali gruppi di guerriglia, che continuano la guerra. Solo il Fronte di Difesa della Democrazia (FDD) ha firmato di recente un cessate il fuoco, che non è stato però rispettato. IL FDD sostiene che combatte solo per difendersi dagli attacchi dell’esercito, mentre le forze governative accusano il gruppo di guerriglia di non rispettare l’accordo di tregua. In ogni caso la situazione rimane molto tesa con operazioni militari che toccano la maggior parte delle 17 province del paese.
Per assistere il processo di pace l’Unione Africana sta dispiegando una forza di pace di 3.500 uomini. Già dal novembre 2001, 700 uomini della forza di pace africana sono in Burundi per fornire protezione agli uomini politici ritornati dall’esilio, mentre alla fine di aprile sono arrivati altri 150 soldati sudafricani. Il compito principale di questa forza è sorvegliare il cessate il fuoco tra esercito e guerriglia. Si spera che quando l’intero contingente africano sarà dispiegato sia in grado di far rispettare la tregua. (L.M.) (Agenzia Fides 2/5/2003 righe 36 parole 472)


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