ASIA/COREA DEL SUD - “La missione della Chiesa di Corea, fondata sui martiri”: parla all’Agenzia Fides Mons. Lazzaro You Heung Sik, Vescovo coadiutore dei Daejeon

lunedì, 23 febbraio 2004

Roma (Agenzia Fides) - “La missione Chiesa in Corea si fonda sui martiri coreani, che hanno dato la vita per il Signore e per il popolo: di fronte a loro ci sentiamo piccoli, ma cerchiamo di restare fedeli alla nostra missione”. Lo ha detto in un colloquio con l’Agenzia Fides Mons. Lazzaro You Heung Sik, Vescovo coadiutore dei Daejeon, a Roma per partecipare a un incontro organizzato dal Movimento dei Focolari. Attualmente è in corso il processo di beatificazione per oltre 100 martiri coreani: “Sarà un grande evento per la Chiesa coreana: speriamo avvenga il più presto possibile”.
“In quest’ultimo periodo - racconta - abbiamo centrato la nostra azione sull’annuncio della Parola di Dio, necessario per rispondere a fenomeni come materialismo, edonismo, secolarizzazione, indifferenza ai valori religiosi. Sentiamo l’importanza e l’esigenza di annunciare il Vangelo ai lontani. Ma, come dice l’Evangeli Nuntiandi, occorre diventare cristiani autentici, che vivono il Vangelo nella vita quotidiana: solo così la vita di ogni cristiano darà testimonianza e sarà lievito nella società”.
Il Vescovo nota fra le sfide per la Chiesa coreana il diffondersi di sette religiose, nuovi movimenti e New Age, tema che sarà fra i punti in agenda nella prossima riunione della Conferenza Episcopale coreana, nel marzo prossimo.
La missione in cui la Chiesa coreana è impegnata va “verso i non credenti, i lontani dalla fede, ma anche verso i fedeli ‘tiepidi’ che hanno accettato il messaggio cristiano ma non lo fanno fruttificare nella vita quotidiana. Quindi bisogna evangelizzare anche i fedeli, perchè a loro volta diventino missionari. Il vero cristiano, il santo - ricorda la Redemptoris Missio - è un grande missionario. La comunità deve santificarsi al su interno e potrà così testimoniare il Vangelo agli altri”.
Per il progetto di nuova evangelizzazione della società, la Chiesa coreana sottolinea l’importanza della famiglia: “Mentre il modello di famiglia tradizionale è in crisi, abbiamo l’urgenza di riproporre il punto di riferimento di una famiglia cristiana, Chiesa domestica, che dona Gesù Cristo nell’educazione dei figli, e che è l’unica ancora di salvezza contro la disgregazione delle famiglie moderne”.
Ma la missione della comunità cattolica coreana è rivolta verso il mondo intero: “Dalla mia diocesi di Daejeon - ricorda mons. You Heung Sik - abbiamo inviato due sacerdoti a lavorare per l’evangelizzazione in Mongolia, altri a Taiwan e anche di recente uno in Giappone. Il Signore ci dona abbondanza di vocazioni e noi inviamo i nostro sacerdoti e religiosi: abbiamo ricevuto il cristianesimo dalla Cina, oggi restituiamo a loro i missionari”.
Secondo il Vescovo, i seminaristi devono essere preparati ad andare in missione nel tempo della formazione: “Quando ero Rettore del Seminario di Daejon, chiedevo a candidati al sacerdozio se fossero pronti ad andare in qualsiasi parte del mondo per seguire ed annunziare Gesù: è importante che essi siano psicologicamente e spiritualmente preparati”
La Chiesa coreana, però, non ancora può andare in Corea del Nord: “In tutti noi c’è grande ansia di andare al Nord, fra quella che è la nostra gente. Ma attualmente il regime di Pyongyang ha paura di accettare sacerdoti o missionari laici, perchè teme che l’annuncio di Cristo possa incrinare la stabilità dello stato. Oggi viviamo un tempo di attesa: preghiamo molto per questo e, quando il Signore aprirà la strada e sarà il momento giusto, saremo pronti a partire. Intanto stiamo costituendo un fondo per mandare sacerdoti in Nord Corea e poter reimpiantare la fede cristiana. Per ora aiutiamo la gente del Nord con i beni materiali. Ben presto avremo anche una fame spirituale da soddisfare!”
A conclusione dell’incontro con il Movimento dei Focolari, il Vescovo nota: “Questa spiritualità mi aiuta a vivere la comunione con gli altri Vescovi e la collegialità attorno al Santo Padre. E’ per me un’esperienza molto di profonda e gioia, preghiera e condivisione”.
(PA) (Agenzia Fides 23/2/2004 lines 58 words 661)


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