AFRICA - L’EDUCAZIONE E’ UN DIRITTO PER TUTTI, MA IN AFRICA UNA CLASSE PUO’ AVERE ANCHE 100 ALUNNI E NEANCHE UNA LAVAGNA

giovedì, 29 gennaio 2004

Kinshasa (Agenzia Fides) – Dopo aver conquistato l’indipendenza, i Paesi dell’Africa subshariana accordarono una priorità assoluta all’istruzione, nella convinzione che essa costituisce un mezzo efficace non tanto per sfuggire alla povertà, quanto per combatterla. Il diritto all’istruzione di ogni persona figura oggi nella costituzione di tutti i Paesi. Tuttavia numerosi stati africani ammettono che le buone intenzioni non sono sufficienti e le decisioni prese non sono state rispettate. I motivi sono diversi, come diversa è l’Africa stessa, nella sua multiformità di situazioni socio culturali e di realtà economiche. Al tema dell’istruzione dedica un approfondito dossier l’ultimo numero della rivista trimestrale “Afriquespoir” dei missionari Comboniani di Kinshasa (R.D.Congo).
In Niger solo un quarto dei bambini in età scolare ha il privilegio di beneficiare dell’istruzione, mentre in Costa d’Avorio il tasso di scolarizzazione è del 60%, come in Senegal. Raggiunge il 90% in Togo e Zimbabwe. Nel 1980 era arrivato addirittura al 98% in Tanzania, oggi è sceso al 57%. Molti altri paesi africani hanno purtroppo seguito la stessa parabola discendente. Le cause sono diverse: l’impiego delle risorse finanziarie pubbliche per i conflitti esterni o interni, il debito estero, la corruzione... Un altro fattore è costituito dalla crescita demografica, che non è stata accompagnata da uno sviluppo analogo del sistema di istruzione. Negli anni ’90 il numero di bambini in età scolare è aumentato più rapidamente degli insegnanti e delle aule scolastiche.
Uno studio recente effettuato in 10 Paesi ha rilevato che un terzo degli alunni assiste alle lezioni in aule sovraffollate con 100 ragazzi, senza nemmeno una lavagna. Il numero di alunni per insegnante è tre volte più alto nei paesi in via di sviluppo rispetto a quelli sviluppati. Benin, Congo, Gabon, Malawi, Mali, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Senegal e Ciad hanno in media dai 50 ai 70 alunni per insegnante, quindi le classi con 100 alunni non sono così rare. I Paesi industrializzati dell’OCSE hanno una media di 16 alunni per insegnante, e in alcuni casi tale media scende ancora, come ad esempio in Danimarca (10,6), Italia (11,3), Norvegia (12,6).
Anche gli insegnanti sono spesso costretti ad abbandonare questo lavoro a causa delle restrizioni economiche nel servizio pubblico, le condizioni di lavoro insostenibili, lo stress e il logorio. Il salario che percepiscono è spesso ai limiti della sopravvivenza: in Madagascar il salario mensile di un insegnante è in media di 55 dollari. Nonostante una situazione economica alquanto precaria, molti paesi, consapevoli dell’importanza dell’istruzione per la lotta alla povertà, hanno comunque intrapreso sforzi lodevoli per assicurare l’istruzione gratuita a tutti i bambini in età scolare. Per esempio in Camerun il numero degli alunni della scuola primaria è passato dal 1986 al 1996, da 2,2 a 5,3 milioni, per raggiungere nel 2003-2004 i 5,8 milioni. In Malawi, dove il 58% della popolazione è analfabeta, l’educazione primaria gratuita, adottata dal governo eletto democraticamente nel 1994, ha fatto salire in un anno il numero degli alunni da 1,9 a 3,2 milioni. Tale politica generosa lascia però insoluto il problema delle strutture. (S.L.) (Agenzia Fides 29/1/2004; righe: 34; parole: 495)


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