AFRICA/COSTA D’AVORIO - CONTINUANO LE UCCISIONI A COLPI DI MACHETE: ALMENO 18 PERSONE UCCISE NELLE ULTIME SETTIMANE. 40-60MILA GIOVANI ARMATI ALLO SBANDO

mercoledì, 14 gennaio 2004

Abidjan (Agenzia Fides)-“Le violenze che hanno colpito il nord ovest della Costa d’Avorio non influenzeranno il processo di pace tra il governo e i ribelli” dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale contattate ad Abidjan. “Purtroppo questi episodi non sono una sorpresa, perché quella zona è piuttosto turbolenta e sfugge ancora al controllo della forze di pace inviate in Costa d’Avorio dalla Francia e dai paesi della Comunità Economica dell’Africa dell’Ovest. Si tratta comunque di episodi di banditismo più che di guerriglia” aggiungono le nostre fonti.
Nelle ultime due settimane, almeno 18 persone sono state uccise a colpi di machete e di fucile in alcuni villaggi a intorno alla città di Bangolo, a 600 km a nord-ovest di Abidjan. Le vittime sono in maggior parte immigrati da Burkina Faso e Guinea, impiegati nelle piantagioni di cacao. Il comando francese ha chiesto all’esercito ivoriano l’invio di nuove truppe per rafforzare il controllo della zona.
Proprio lo status giuridico degli immigrati e degli ivoriani di discendenza straniera sono al centro dei colloqui politici per risolvere la crisi ivoriana. Secondo le fonti di Fides “l’incontro tra il Presidente Laurent Gbagbo e il leader dei ribelli, Guillaume Soro è stato giudicato positivamente da entrambi. La strada per la completa pacificazione del paese è comunque ancora lunga. La situazione è ancora molto delicata e bisogna tenere alta l’attenzione per evitare che schegge impazzite dall’una e dall’altra parte non provochino incidenti che facciano deragliare il processo di pace”.
“L’importante comunque è che si torni alla politica e che si abbandonino le armi” aggiungono le fonti di Fides. “Il leader dei ribelli, Soro, quasi sicuramente, si candiderà alle prossime elezioni presidenziali del 2005, anche se sta crescendo il consenso a rinviarle, a causa delle difficoltà nell’organizzare una consultazione elettorale in così breve tempo. Il paese infatti è diviso in due- una zona controllata dai ribelli e un’altra del governo- e si deve ancora riprendere da due anni di guerra civile.”
“Uno dei problemi più urgenti da affrontare è il disarmo e il reintegro nella vita civile dei ribelli” dicono le nostre fonti. “Si parla di 40-60mila uomini, per lo più giovani, che non hanno altro mestiere che quello delle armi. Occorrono fondi per dare loro istruzione e una possibilità di lavorare onestamente. Queste persone, infatti, negli ultimi due anni si erano abituate a vivere sulle spalle della gente che taglieggiavano ai posti di blocco”.
“Esiste il rischio concreto che i guerriglieri si trasformino in banditi” dice all’Agenzia Fides un missionario che opera nella zona sotto controllo ribelle. “Il nuovo tentativo di assalto contro la Banca della Comunità Economica dell’Africa dell’Ovest di Bouaké (la città più importante in mano ai ribelli) è solo un esempio del progressivo scivolamento verso la criminalità dei guerriglieri. Dall’altra parte l’economia legale vive una crisi drammatica proprio a causa della guerra. Il raccolto di cotone, per esempio, non riesce a raggiungere i mercati a causa degli alti costi di trasporto. I carichi infatti per raggiungere i porti di imbarco devono attraversare diversi posti di blocco dove ogni volta bisogna pagare una tangente ai miliziani”. (L.M.) (Agenzia Fides 14/1/2004 righe 43 parole 540)


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