VATICANO - IL CARD. TONINI LEGGE A FIDES UN PASSAGGIO DELL’ULTIMA LETTERA SCRITTAGLI DAL NUNZIO IN BURUNDI, MONS. COURTNEY, IN CUI SI COGLIE UN SEGNO DI SPERANZA PER USCIRE DAL DRAMMA DI QUEL POPOLO

martedì, 30 dicembre 2003

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Ersilio Tonini, Arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, aveva stretti rapporti con il Nunzio Apostolico in Burundi, Sua Eccellenza Mons. Michael Aidan Courtney, ucciso il 29 dicembre: più volte il Porporato si era recato nel Paese africano e con l’Associazione “Pro Africa” avevano in cantiere grandi progetti da realizzare in Burundi. Solo due giorni fa si erano sentiti al telefono, e dalla fitta corrispondenza che intrattenevano, il Cardinal Tonini legge all’Agenzia Fides una breve frase tratta dall’ultima missiva scritta dal Nunzio. Solo poche parole, ma così piene di carità e di speranza, che rivelano appieno i tratti della personalità del Nunzio: “Ringrazio per le frequenti telefonate in favore dell’Africa ed in particolare per questo Paese così povero e martoriato. Partecipo della convinzione che lo strumento più efficace per aiutare un Paese sottosviluppato ad uscire dal ciclo della povertà e dalla semplice sopravvivenza, sia l’educazione della sua gioventù”. Oltre ad essere un segnale di speranza che vede nelle giovani generazioni i costruttori di una società diversa e migliore della attuale, si può intuire da questa missiva anche un atto di accusa nei confronti di coloro che non vogliono offrire solidi strumenti culturali di conoscenza a queste popolazioni, di cui ci si ostina a mettere in evidenza sempre gli aspetti più negativi, tralasciando di incoraggiare quei segni di speranza che preludono ad un cambiamento della situazione. L’assassinio di Mons. Courtney priva il processo di pace, così faticosamente avviato in Burundi, di uno dei suoi più tenaci fautori: la cultura infatti è uno dei pilastri della pace, non c’è cultura senza pace e non c’è pace senza cultura, si è voluto colpire un uomo, alto rappresentante della Santa Sede, per colpire un processo culturale che, una volta innescato, avrebbe portato inevitabilmente alla costruzione di una società pacificata, in cui ruberie e sopraffazione avrebbero finalmente avuto termine. (Agenzia Fides 30/12/2003 – Righe 21; Parole 308)


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