AFRICA - AIDS: “LE GENERAZIONI ORFANE DELL’AFRICA”, PRESENTATO IL RAPPORTO DELL’UNICEF. GIÀ 11 MILIONI SENZA GENITORI, NUMERO DECUPLICATO IN UN DECENNIO.

giovedì, 27 novembre 2003

Roma (Agenzia Fides) - La lotta all’Hiv rappresenta una delle cinque priorità dell’Unicef che ha lanciato un grido d’allarme nel rapporto “Le generazioni orfane dell’Africa”, appena presentato in vari Paesi. L’Aids ha finora reso orfani 11 milioni di bimbi africani, la metà dei quali di età compresa tra 10 e 14 anni. Si prevede che entro il 2010, a causa dell’Hiv-Aids, 20 milioni di bambini al di sotto dei 15 anni, avranno perso uno o entrambi i genitori. Proprio nell’Africa subsahariana si trovano i tre quarti della popolazione mondiale affetta dalla malattia e alla fine del 2002 oltre 29 milioni di persone erano state contagiate dal virus. Di queste, 10 milioni erano ragazzi e tre milioni avevano meno di 15 anni. Soltanto nel 2002 nella regione sono morti di Aids circa 2 milioni di adulti. Otto bambini orfani a causa dell’Aids su dieci vivono qui. Un fenomeno estremamente allarmante se si considera che tra il 1990 e il 2001 la proporzione degli orfani i cui genitori erano morti di Aids è cresciuta di 10 volte, passando dal 3,5% al 32%. Ed i Paesi che avranno il maggiore aumento nel numero degli orfani (come Botswana, Lesotho, Swaziland) sono quelli con livelli di Aids oltre il 30%. In questi tre Paesi e nello Zimbabwe più di un bambino su cinque resterà orfano prima del 2010.
Le famiglie allargate africane si prendono cura del 90% di tutti gli orfani. Ma queste reti di protezione sociale non sono più in grado di reggere l’emergenza e così gli orfani tendono ad essere divisi dai propri fratelli. Questa forma tradizionale di assistenza per i bambini orfani è dunque giunta al collasso e in molti Paesi si sta verificando un notevole aumento nel numero di famiglie con a capo donne, nonni e adolescenti; nuclei che si dimostrano sempre più incapaci, anche perchè ancora più a rischio di povertà, di assistere adeguatamente i bambini loro affidati.
In Malawi, ad esempio, quasi tre orfani di padre su quattro continuano a vivere con le proprie madri, mentre in Sudafrica la maggioranza degli orfani di entrambi i genitori cresce con i nonni (64%) e in Camerun il 57% di loro è allevato da altri parenti. In generale, queste famiglie sono già le più povere: in Zimbabwe le famiglie con orfani a carico guadagnavano in media nel 2002 il 31% in meno delle famiglie senza orfani. I nuclei retti da donne, poi, sono quelli più duramente colpiti: in Tanzania, oltre i due terzi di essi vivono con meno di un dollaro al giorno. Il problema è che molti dei Paesi più gravemente colpiti, sottolinea il rapporto, non hanno politiche nazionali che provvedano alle esigenze dei bambini orfani.
La sofferenza dei bambini di famiglie colpite da Aids, inizia anche prima della morte di un genitore e il primo segno è l’allontanamento dall’istruzione. Il reddito familiare, infatti, precipita e molti bambini sono costretti ad abbandonare la scuola. Secondo una ricerca effettuata su oltre 400 famiglie in Tanzania, almeno il 40% non poteva permettersi le spese di base per l’istruzione. In questo Paese il tasso di frequenza scolastica per gli orfani è soltanto il 52%. Una situazione resa ancora più grave dalla penuria di insegnanti: in Zambia, ad esempio, gli insegnanti, il 40% dei quali è sieropositivo, muoiono a una velocità tale da non poter essere sostituiti da nuovi laureati.
Nell’Africa Subsahariana la percentuale di bambini che lavora è maggiore che in qualsiasi altra parte del mondo: il 29% dei piccoli tra i 5 e i 14 anni è infatti economicamente attivo. In molti lavori, la maggior parte di bambini impiegati è costituita da orfani a causa dell’Aids. In Zambia, ad esempio, è stato stimato che l’Aids ha fatto crescere la forza lavoro minorile tra il 23% e il 30%. In Etiopia più dei tre quarti dei lavoratori domestici sono orfani. In Tanzania i bambini impiegati in miniera hanno in genere una età tra i 7 e i 17 anni. Tra i bambini che lavorano a tempo parziale il 7% è costituito da orfani e il 38% degli orfani è impiegato a tempo pieno.
Ma il rapporto dell’Unicef propone anche soluzioni, sostenendo che l’andamento della crisi può essere modificato attraverso un sostegno immediato alle famiglie e alle comunità. Ulteriori informazioni su http://www.unicef.org. (AP) (27/11/2003 Agenzia Fides; Righe:50 Parole:723)


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