VATICANO - AVE MARIA a cura di mons. Luciano Alimandi - Dio si vuole donare

mercoledì, 27 febbraio 2008

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il brano evangelico della Samaritana, della III^ Domenica di Quaresima ciclo A, è di una ricchezza straordinaria. Ogni volta che lo si legge si resta appassionati dal dialogo intenso tra Gesù e quella donna di Samaria. Il Santo Padre Benedetto XVI, richiamando il grande insegnamento di Sant’Agostino, a proposito della domanda di Cristo alla samaritana, “dammi da bere”, ha affermato: “sì, Dio ha sete della nostra fede e del nostro amore. Come un padre buono e misericordioso desidera per noi tutto il bene possibile e questo bene è Lui stesso. La donna di Samaria invece rappresenta l’insoddisfazione esistenziale di chi non ha trovato ciò che cerca: ha avuto ‘cinque mariti’ ed ora convive con un altro uomo; il suo andare e venire dal pozzo per prendere acqua esprime un vivere ripetitivo e rassegnato. Tutto però cambiò per lei quel giorno, grazie al colloquio con il Signore Gesù…” (Benedetto XVI, Angelus del 24 febbraio 2008).
Riconoscere che fidarsi di Dio significa ricevere “tutto il bene possibile” che, come ci ricorda il Papa, è Dio stesso, significa vivere la dinamica della conversione a Dio: rinunciare ad una mentalità incentrata sull’ego, che illude l’uomo dell’auto-sufficienza, per accogliere il dono di Dio. L’uomo, senza Dio, è inevitabilmente destinato all’insoddisfazione, perché il suo stesso limite creaturale lo delimita in tutto, anche nel “darsi” o “procurarsi” la gioia, l’amore, la serenità… L’uomo senza Dio non può illudersi di approdare alla gioia sconfinata, all’amore illimitato ed eterno, a quell’acqua viva di cui, appunto, parla Gesù alla samaritana.
La felicità, che è l’altro nome dell’acqua viva, può essere donata solo da Chi la possiede, e l’uomo non la possiede. Solo Dio la può comunicare a coloro che si fidano di Lui e Lo seguono.
L’acqua viva, dono dello Spirito Santo, può essere trasmessa solo dal Signore Gesù, che il Padre ha mandato nel mondo per dare agli uomini la vita eterna, cioè la felicita senza fine. Come ce lo ricorda il Papa la “sete d’infinito” “può essere saziata solamente dall’acqua che Gesù offre, l’acqua viva dello Spirito” (Benedetto XVI, omelia del 24 febbraio 2008).
L’uomo può donare al suo simile affetto, denaro, potere, gloria umana, onore, carriera… ma non gli può dare la felicità senza fine che, essendo un bene illimitato, appartiene alla sfera divina, infinita!
L’acqua viva scaturisce solo dalla sorgente divina. La samaritana andava ad un pozzo che era sì profondo, ma tanto limitato, invece la sete che aveva di felicità e di amore era illimitata. Questa donna, ci dice il Santo Padre, “rappresenta l’insoddisfazione esistenziale di chi non ha trovato ciò che cerca”. Quante volte l’uomo cerca l’infinito, l’eterno, il benessere… ma purtroppo continua a cercarlo dentro un pozzo, dentro una realtà, quella terrena, che non può contenerlo. Quanti pozzi profondi, ma vuoti, quanti pozzi con acqua stagnante, abbiamo incontrato sul nostro cammino! Portiamo dentro di noi desideri immensi e ci inganniamo facilmente di poterli realizzare con le nostre forze.
Sul cammino della conversione, che grande grazia è trovare il Signore Gesù, che ci attende paziente presso i nostri pozzi vuoti di senso. Quando, come la samaritana, siamo ormai stanchi delle cose del mondo, dei pozzi quasi vuoti, allora si fa particolarmente presente il divino Maestro. Egli ci chiede da bere, ci chiede la fiducia di saziare il nostro cuore e se confidiamo scopriamo la gioia di aver trovato il vero pozzo, la sorgente d’acqua cristallina.
Allora, come d’incanto, come per la samaritana, tutto ciò che era prima importante non conta più, la realtà vera diventa un’altra, diventa quell’Uomo-Dio, che chiede per poter dare! Il segreto della felicità consiste nell’invertire il processo dell’egoismo: dimenticare se stessi, per fare spazio ad un Altro, al Signore della vita e della felicità. Rinnegarsi per trovare Dio! Se rinnego il peccato, trovo la grazia, se rinuncio a me trovo Dio e i fratelli. “Se conoscessi il dono di Dio”, la felicità che Lui vuole darti! Quante volte un sacerdote dovrebbe ripeterlo a se stesso, o una donna che si sta chiedendo “divento o non divento madre”, “penso a me o a lui che senza di me non potrà venire al mondo”? Se conoscessi il dono della Vita, subito ti getteresti nel pozzo dell’amore e li troveresti la forza per vincere l’egoismo.
Madre Teresa di Calcutta, con la sapienza tipica dei santi, spiegava la ragione del donarsi a Dio: “Perché dobbiamo darci pienamente a Dio? Perché Dio ha dato a noi Se stesso. Se Dio, che non ci deve nulla, è pronto a donarci nulla di meno di Se stesso, risponderemo con soltanto una piccola parte di noi? Donarci pienamente a Dio è un modo per ricevere Dio stesso. Io per Dio e Dio per me. Vivo per Dio e rinuncio a me stessa, inducendo in questo modo Dio a vivere per me. Pertanto per possedere Dio, dobbiamo permetterGli di possedere la nostra anima” (B. Teresa di Calcutta). (Agenzia Fides 27/2/2008; righe 53, parole 814)


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