ASIA/AFGANISTAN - NELLA NUOVA COSTITUZIONE AFGANA L’ISLAM È RELIGIONE DI STATO, PER LE ALTRE CONFESSIONI SOLO LIBERTÀ DI CULTO: PARLA ALL’AGENZIA FIDES PADRE GIUSEPPE MORETTI, IL SUPERIORE DELLA MISSIO SUI IURIS IN AFGANISTAN

lunedì, 10 novembre 2003

Kabul (Agenzia Fides) – La situazione della libertà religiosa nel nuovo Afganistan non cambierà molto rispetto al passato: la bozza di Costituzione elaborata che circola in questi giorni e che sarà sottoposta all’approvazione della Loya Jirga (il Parlamento afgano) il 10 dicembre, sancisce all’articolo 2 che l’islam è religione di stato, lasciando libertà di culto ai fedeli di altre religioni. L’Agenzia Fides ha chiesto una valutazione della Carta – sottoposta in queste ore a un pubblico dibatto da osservatori e intellettuali, leader religiosi e diplomatici – a Padre Giuseppe Moretti, Barnabita italiano, Superiore della Missio sui iuris dell’Afghanistan, prima circoscrizione costituita dalla Chiesa cattolica nell’era post-talebani.
Padre Moretti ha detto a Fides: “Occorre vedere cosa si intende per libertà di culto e se l’interpretazione dell’articolo sarà restrittiva o le autorità consentiranno, ad esempio, di costruire una chiesa fuori dal compound dell’Ambasciata. Nella bozza di Costituzione la libertà di culto è concepita in rapporto a quanto prevede la sharia, quindi senza ammettere possibilità di evangelizzare e operare conversioni”.
Secondo osservatori ed esperti che hanno analizzato la bozza di Costituzione, la Carta ha una connotazione spiccatamente islamica: la data in copertina, “anno 1382”, segue il calendario islamico, che è quello adottato ufficialmente dallo stato, come afferma l’art.18; il testo sancisce inoltre il dovere dello stato di istituire e organizzare moschee, madrase e centri religiosi islamici (art.17). Anche dal punto di vista dell’organizzazione sociale e politica, i partiti politici e le associazioni, che i cittadini afgani hanno “libertà di creare”, devono avere statuti conformi ai principi dell’Islam (art. 35). Queste prescrizioni sono in contrasto con altri titoli della Carta dove si afferma che lo stato ha il dovere di rispettare e proteggere la libertà e la dignità di ogni essere umano (art. 24) o di creare “una società basata sulla giustizia sociale, la protezione dei diritti umani, la realizzazione della democrazia e di assicurare unità nazionale e uguaglianza di tutti i gruppi etnici” (art.6).
La situazione della libertà religiosa, dunque, non sembra molto distante dal passato: l’auspicio è che le diplomazie occidentali, in questa fase di discussione della Carta, possano fare pressioni chiedendo che sia riconosciuta una autentica libertà di religione nel nuovo Afganistan.
Sulla costruzione del nuovo Afganistan e sui rapporti con i leader religiosi islamici “c’è comunque speranza”, aggiunge p. Moretti: “I rapporti sono tutti da costruire, ma già alcuni leader musulmani hanno mostrato sensibilità per il dialogo interreligioso. In special modo il mullah Fazul Shinwari, Capo della Corte Suprema afgana, nominato Ministro della Giustizia, è stato presente alla celebrazione dell’erezione della Missio sui iuris e ha manifestato il desiderio di incontrare il Santo Padre”. Il mullah Shinwari è comunque noto all’opinione pubblica internazionale per le sue pubbliche dichiarazioni di voler porre la sharia come legge fondamentale dello stato.
(PA) (Agenzia Fides 10/11/2003 lines 47 words 495)


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