ASIA/INDONESIA - Chiusura forzata e minacce alle chiese: i cristiani si appellano alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani

lunedì, 17 dicembre 2007

Giacarta (Agenzia Fides) - La comunità cristiana dell’Indonesia, attraverso i suoi più alti rappresentanti, ha diffuso e presentato un dettagliato rapporto alla Commissione Nazionale per i Diritti Umani per segnalare i problemi sulla chiusura forzata delle chiese cristiane, a causa delle pressioni di gruppi fondamentalisti islamici. Il rapporto è stato illustrato nel corso di una visita compiuta da Sua Ecc. Mons. Martinus Situmorang, Presidente della Conferenza Episcopale d’Indonesiana, e del Rev. Andreas Yewangoe, Presidente della Comunione delle Chiese protestanti dell’Indonesia. I due massimi rappresentanti cristiani della nazione sono stati ricevuti da Jery Simanjuntak, capo della Commissione Nazionale, che dispone di un apposito team investigativo e ha il compito di segnalare al governo anomalie e deficienze riguardo al rispetto dei diritti umani nel paese.
Il documento redatto dalla comunità cristiana riporta che, fra il 2004 e il 2007, 108 edifici cristiani, muniti di regolare autorizzazione per il culto, hanno ricevuto minacce o sono stati costretti a chiudere i battenti - per un tempo breve o lungo - a causa delle manifestazioni di gruppi fondamentalisti. Il rapporto, riportando l’elenco delle chiese e le date degli episodi di violenza, denuncia una chiara violazione dei diritti civili delle chiese e dei diritti umani dei fedeli cristiani, impossibilitati ad esercitare la loro libertà di culto. Per questo chiede al governo di adottare contromisure per fermare le pretese dei gruppi fondamentalisti.
“Molte chiese continuano a subire minacce. E’ un problema per la libertà di culto e di religione in Indonesia; rappresenta un problema per le autorità e le forze dell’ordine, che non riescono a garantire l’ordine, la giustizia, la sicurezza a comuni cittadini; è un fenomeno che va contro la Costituzione indonesiana, molto chiara a riguardo, e contro la Pancasila, l’insieme dei principi generali che la regolano”, ha dichiarato in un colloquio con l’Agenzia Fides Mons. Situmorang.
La Commissione ha assicurato che svolgerà le indagini necessarie, soprattutto monitorando gruppi come l’Islamic Defenders Front e l’Anti Apostacy Alliance, che in passato si sono resi promotori di attacchi a chiese cristiane. “Temo che questi episodi possano danneggiare l’immagine internazionale dell’Indonesia, se non saremo capaci di difende i diritti umani nel nostro territorio”, ha sottolineato Yoseph Adi Prasetyo, membro della Commissione.
In Indonesia, ha sottolineato a Fides p. Ignazio Ismartono Sj, coordinatore del “Servizio di crisi e riconciliazione” della Conferenza Episcopale indonesiana, “la maggioranza dei fedeli musulmani sono moderati, ma esistono piccoli gruppi fanatici che intendono minare l’armonia interreligiosa”. P Ismartono, in una recente intervista rilasciata all’Agenzia Fides (vedi Fides 28/11/2007), ha spiegato che nell’arcipelago il dialogo interreligioso “funziona e dà buoni frutti”, ma che a volte “vi è l’uso strumentale della religione per motivi politici. Per questo bisogna rendere le persone consapevoli di questo rischio”. I cristiani, ha detto, cercano “di scongiurare in ogni modo l’insorgere di conflitti, di intessere buone relazioni con i musulmani e di promuovere manifestazioni e campagne comuni, per evitare questi pericoli”.
I musulmani in Indonesia sono circa l’85% dei 220 milioni di abitanti, mentre i cristiani rappresentano in totale il 10% della popolazione. I cattolici sono circa 6 milioni. (PA) (Agenzia Fides righe 35 parole 352 17/12/2007)


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