AFRICA/SIERRA LEONE - “Non deludete le speranze della popolazione della Sierra Leone” afferma un missionario

lunedì, 26 novembre 2007

Freetown (Agenzia Fides)- Padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano che ha operato 12 anni in Sierra Leone, autore di diversi libri (tra cui sulla storia dell’evangelizzazione della Sierra Leone mentre ne sta scrivendo uno sulla storia dei missionari cattolici nel Paese), ha inviato all’Agenzia Fides una riflessione sul futuro del Paese a due mesi dalle elezioni del nuovo Presidente (vedi Fides 17/9/2007):
“Dopo decenni di corruzione, di vuote promesse ed un sanguinoso conflitto fratricida nel quale 50mila persone hanno perso la vita e diverse migliaia sono state mutilate, probabilmente è iniziata una nuova èra per i 5 milioni di abitanti della Sierra Leone. Sottolineo probabilmente perché tutti coloro che hanno preso il potere in questo Paese hanno sempre fatto le stesse promesse senza poi mantenerle.
Mentre nel Paese manca la benzina, il nuovo Presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, di fronte alla folla presente al suo discorso inaugurale, allo stadio di Freetown, promette di combattere la corruzione e di ridurre la povertà. Questa è forse l’ultima possibilità per le speranze della popolazione locale, che ha visto sfumare le promesse dei leader degli ultimi 50 anni.
I sierraleonesi, nonostante la loro tradizionale pazienza, sono stanchi delle promesse vuote, della mancanza di impiego, specialmente per i tanti giovani, dell’assenza di infrastrutture (comunicazioni, elettricità, strade, trasporti, servizi e media), del carente livello dell’insegnamento a causa dei bassi salari, della preparazione insufficiente e della mancanza di materiale didattico. Sono stanchi soprattutto della corruzione e del cattivo governo in un Paese benedetto da Dio con ricchezze e preziose materie prime.
La responsabilità è probabilmente la chiave per un reale cambiamento nella politica nazionale. La responsabilità dei donatori che devono controllare che i loro fondi siano ben spesi. Se i donatori avessero un’organizzazione più efficiente per scambiarsi le informazioni, potrebbero controllare meglio il modo con il quale i loro fondi sono utilizzati. Chi detiene la responsabilità a livello nazionale e locale per la distribuzione e l’impiego dei fondi deve sapere che le loro azioni sono sottoposte ad un attento controllo.
In questo processo di transizione qual è il ruolo della Chiesa per questo Paese?
L’annuncio del Vangelo raggiunse la Sierra Leone nel 1605 durante la conquista portoghese, attraverso i Gesuiti, prima, e i Francescani poi, ma non ha messo radice fino a quando gli schiavi liberati e gli africani che si sono reinseriti in Sierra Leone non hanno portato con loro il Cristianesimo e i loro pastori. Confessioni diverse lavorarono per stabilire le loro comunità (non sempre in modo pacifico) e da allora hanno sviluppato una presenza significativa in tutta l’Africa occidentale. A partire dagli anni ’20 dell’Ottocento, le chiese cristiane assunsero un ruolo indispensabile nel settore educativo. Da allora, l’educazione è diventata un classico compito delle chiese e una vocazione specifica delle comunità cristiane. Oggi i cristiani gestiscono il 65% delle scuole della Sierra Leone (circa il 40% sono cattoliche e il 25% protestanti) e ancora esercitano una grande influenza sull’opinione pubblica, avendo la capacità di ispirare i diversi aspetti della vita sociale.
Le chiese sono apolitiche, devono essere “super partes” e coscienza autentica della nazione. Possono aiutare il Paese a sviluppare un migliore senso di responsabilità, un’amministrazione più giusta e un migliore esercizio del potere, monitorando l’amministrazione locale, diventando un esempio di servizio per la popolazione della Sierra Leone.
I Vescovi cattolici, ricoprendo il ruolo tradizione di promuovere l’educazione nei diversi campi, opereranno per la formazione di nuovi leader, e favoriranno un esame su come condurre gli affari secondo i principi della giustizia evangelica. La Sierra Leone necessita di essere aiutata soprattutto dall’interno che non dall’esterno, ma se questo aiuto arriva da entrambe le parti, sarà più ricettiva e spronata ad agire”. (L.M.) (Agenzia Fides 26/11/2007 righe 48 parole 608)


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