EUROPA/SPAGNA - “Quando è in questione un diritto cosi fondamentale come quello della libertà di coscienza e di insegnamento, tutti - ed i cattolici, in particolare - devono mostrarsi uniti nella sua difesa": nuovo commento dei Vescovi riguardo alla legge sull’educazione

venerdì, 22 giugno 2007

Madrid (Agenzia Fides) - I Vescovi della Spagna si sono nuovamente pronunciati riguardo alla Legge Organica sull’Educazione (LOE), alla fine della riunione della Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), celebrata dal 19 al 21 giugno. Il 28 febbraio la Commissione Permanente aveva già pubblicato una Dichiarazione nella quale si spiegava come la nuova legge non regola l'insegnamento della Religione in modo tale da salvaguardare i diritti di tutti e non ledere i diritti dei genitori nell'educazione dei figli (vedi Agenzia Fides 2/3/2007). Ora i Vescovi hanno ritenuto opportuno parlare nuovamente su alcuni temi, in concreto sul nuovo statuto lavorativo degli insegnanti di religione e sulla nuova materia chiamata "Educazione per la cittadinanza”.
Rispetto alla prima questione, i Vescovi considerano che il Reale Decreto regolatore della relazione lavorativa dei professori di religione, pubblicato il 9 giugno, "non adempie all'Accordo sull’Insegnamento tra lo stato Spagnolo e la Santa Sede, per cui diventa effettivo per i cattolici in questo campo il diritto di libertà religiosa riconosciuto in modo generico dalla Costituzione Spagnola". Perciò, i Vescovi segnalano: “non possiamo escludere che sia necessario esercitare le azioni legali opportune affinché sia rispettato l'ordinamento giuridico vigente che tutela i diritti di tutti".
Sulla nuova materia di "Educazione per la cittadinanza”, il cui obiettivo è la formazione della coscienza morale degli alunni, i Vescovi ricordano che questo atto "implica una lesione grave del diritto originario ed inalienabile dei genitori e della scuola, in collaborazione con loro, a scegliere la formazione morale che desiderano per i propri figli". Se questa materia “non avesse invaso il campo della formazione della coscienza e si fosse attenuta, per esempio, alla spiegazione dell'ordinamento costituzionale e delle dichiarazioni universali dei diritti umani, sarebbe stata accettabile e perfino, forse, desiderabile”. Inoltre questa materia sta causando una crescente preoccupazione tra i genitori degli alunni e ha messo in difficoltà i centri educativi poiché "i centri cattolici o ispirati alla dottrina cattolica si vedrebbero obbligati dalla Legge ad introdurre nella loro programmazione una materia che non risulta coerente con la propria ideologia"; e "i centri educativi dello Stato, perdendo la loro obbligata neutralità ideologica, imporranno a quanti hanno optato per la religione e la morale cattolica un'altra formazione morale, non scelta da loro". In questo modo, continua il testo "tutti gli alunni, cattolici o no, rimangono lesi nei loro diritti, poiché a nessuno può essere imposta una formazione morale non scelta da lui o dai suoi genitori".
La Commissione Permanente della CEE esorta tutti ad "agire in modo responsabile e impegnato davanti ad una materia inaccettabile tanto nella forma come nel contenuto", perché "la gravità della situazione non permette posizioni passive né cedevoli". Per questo si può ricorrere "a tutti i mezzi legittimi per difendere la libertà di coscienza e di insegnamento, che è quello che è in gioco". "Quando è in questione un diritto cosi fondamentale come quello della libertà di coscienza e di insegnamento, tutti - ed i cattolici, in particolare - devono mostrarsi uniti nella sua difesa" concludono i Vescovi. (RG) (Agenzia Fides 22/6/2007; righe 37, parole 505)


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