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Dili (Agenzia Fides) - La crisi dei profughi a Timor Est non sembra avviata a una prossima soluzione. “Nei 51 campi della capitale Dili sono ospitati circa 30 000 sfollati, mentre altri 70.000 si sono spostati nei distretti dove vivono in famiglie allargate o in piccoli campi. Anche se ciò rappresenta una riduzione della cifra totale, la situazione grava pesantemente sulle infrastrutture della giovane nazione”, ha spiegato il direttore del Jesuit Refugee Service Australia, David Holdcroft SJ.
La situazione è degenerata ormai da un anno: a marzo 2006, il malcontento di alcuni elementi delle forze armate ha dato origine a episodi di violenza, mettendo seriamente a rischio l'ordine e la legalità.A fine maggio dello stesso anno sono stati dislocati nel Timor Est oltre 2.000 agenti di polizia australiani, neozelandesi e portoghesi oltre a un contingente di agenti di peacekeeping. Molti sono stati successivamente rimpiazzati con agenti dell'Onu.
“Risoltasi la crisi politica, molti speravano che gli sfollati a causa delle violenze sarebbero ritornati presto a casa. Ora, però, governo e Ong si sono resi conto che le cause dello sfollamento sono ben più complesse e profonde. Bisogna trovare soluzioni a vecchie diatribe intergenerazionali sul possesso delle terra, nonché alla povertà e all’alto tasso di disoccupazione”, ha aggiunto p. Holdcroft.
Numerose famiglie sono rimaste senza casa né terra, e necessitano di una
qualche forma di reinsediamento. Lo sfollamento nei distretti periferici ha
determinato enorme pressione sulle comunità minori e rischia di causare nuovi conflitti e nuovi esodi.
La Chiesa locale ha chiesto alle autorità civili di prendere provvedimenti adeguati e di impegnare risorse per risolvere la crisi degli sfollati. Il JRS, molto impegnato sul campo, insieme con i Salesiani e altre organizzazioni non governative, opera nell’isola di Timor dal 1999. (PA) (Agenzia Fides 8/6/2006 righe 25 parole 258)
