EUROPA/ITALIA - Convegno dell’Associazione Medici Cattolici Italiani di Casa Sollievo della Sofferenza si è discusso di testamento biologico, accanimento terapeutico, eutanasia

lunedì, 30 aprile 2007

Roma (Agenzia Fides) - Parlare oggi di eutanasia o, in modo più estensivo, di “bioetica di fine vita”, equivale a rivelare la propria visione dell’uomo, e quindi a definire, in base a tale visione, i fondamenti della deontologia e dell’etica medica, gli scopi della medicina e della ricerca scientifica in rapporto all’uomo; equivale, pertanto, in ultima analisi, a pianificare il futuro del genere umano.
Giovanni Paolo II, qualche anno fa, affermava che “l’uomo è giunto ormai ad un bivio: ha la possibilità di fare del mondo e della convivenza umana un grazioso giardino oppure trasformarlo in un cumulo di macerie, attraverso l’annientamento ontologico di se stesso, della propria identità”.
La stessa bioetica manifesta attualmente, in linea generale, uno smarrimento. Infatti, mentre da un lato vorrebbe porsi come garante di una comunità di valori, dall’altro, paradossalmente, tende sempre più a contestare che ci siano valori e principi etici universali ed assoluti.
“In un tale quadro di relativismo etico sempre più seducente e contagioso, urge, pertanto, oggi riaffermare con coraggio la verità ontologica integrale dell’uomo, particolarmente nell’ambito delle problematiche bioetiche di inizio e fine vita”.
E’ questo l’obiettivo del Convegno dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) di Casa Sollievo, ha detto il Dott. Gennaro Cera, Vice-presidente AMCI “Casa Sollievo della Sofferenza”.
Il Convegno si è tenuto il 28 aprile presso la Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, e vi hanno preso parte il Presidente ed Assistente spirituale, S.E. Mons. Domenico D’Ambrosio, il Direttore Generale, Dottor Massimo Bufacchi, il Direttore Sanitario, Dottor Luigi Pacilli e illustri relatori quali S.E. Mons. Sgreccia, il prof. Luciano Sandrin e la prof.ssa Laura Palazzani, capaci come pochi, nel panorama bioetico attuale, di trasmettere i contenuti autentici della verità integrale dell’uomo nell’ambito delle questioni di fine vita.
L’auspicio è che tali contenuti possano poi tradursi operativamente nelle scelte eticamente corrette di buona pratica clinica e di assistenza integrale al malato, rispettose della dignità e del valore dell’essere umano.
“Far conoscere l’importanza e la bellezza della verità ontologica e integrale dell’uomo, - ha detto il dott. Cera, - illuminare e formare le coscienze al rispetto della vita umana in ogni stato e condizione, rappresenta senza dubbio, oggi, una delle più alte forme di carità, di amore verso l’uomo, poiché è particolarmente a quest’opera che sono legate le sorti ed il futuro dell’umanità”.
(AP) (30/4/2007 Agenzia Fides; Righe:34; Parole:404)


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