VATICANO - LIEVITO - In 3 volumi le ragioni, ed i lieviti di una speranza e di una storia oggi protagoniste della modernità della Chiesa Cattolica: CL

venerdì, 27 aprile 2007

Roma (Agenzia Fides) - Comunione e Liberazione, realtà di un avvenimento. E di una grande missione. Monsignor Massimo Camisasca, testimone d’eccezione del movimento ecclesiale fondato da don Giussani, ne racconta la storia, con dovizia di particolari, in tre volumi presentati in cofanetto dalle Edizioni San Paolo. L’Autore, responsabile prima di Gioventù Studentesca e poi di CL e oggi Superiore generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo di cui è fondatore, ripercorre le vicende di CL sin dalla sua nascita nel 1954. In particolare: il primo volume è intitolato Comunione e liberazione: Le origini; il secondo, Comunione e Liberazione: La ripresa; e il terzo, Comunione e Liberazione, Il riconoscimento. Nei tre volumi, corredati di una ricca documentazione anche fotografica, la storia di un uomo e assieme il ritratto di un popolo, in circa 50 anni di storia italiana, civile ed ecclesiale.
“Nel volume Il riconoscimento -spiega a Fides monsignor Camisasca- ho voluto sottolineare in particolar modo la consapevolezza della missione di Cl nella Chiesa. «Andate in tutto il mondo a portare la verità, la bellezza e la pace che si incontrano in Cristo Redentore». Queste parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 29 settembre del 1984 in occasione del trentesimo anniversario di fondazione di Cl -ricorda l’Autore- diedero grande impulso alla partenza per la missione di molti giovani. Oggi questa realtà ecclesiale è diffusa in tutto il mondo. Un mese fa, il 24 marzo, papa Benedetto XVI, in occasione dell’Udienza concessa al movimento in Piazza san Pietro, ricordando l’invito dell’amato predecessore, ha affermato: «Don Giussani fece di quelle parole il programma di tutto il movimento e per Comunione e Liberazione fu l'inizio di una stagione missionaria che vi ha portato in ottanta Paesi. Quest’oggi, io vi invito a continuare su questa strada, con una fede profonda, personalizzata e saldamente radicata nel vivo Corpo di Cristo, la Chiesa, che garantisce la contemporaneità di Gesù con noi».” “Quando ho cominciato a scrivere il primo volume, Le origini -continua don Camisasca- non potevo che partire da don Giussani. Per questo ho raccontato la sua infanzia felice, gli anni di formazione in seminario, il decennio glorioso di Gs. Un racconto, che partendo dalla sua biografia, si è allargato all’ambiente sociale e culturale del tempo.”
“Nel secondo volume, intitolato La ripresa -conclude l’Autore- la nota dominante è invece rappresentata dalla fatica di ritrovare una dimensione in una Milano e in un’Italia (1969/1976,ndr) attraversate dai cortei, scosse dagli slogan rivoluzionari, dalle bombe, dalle morti. Una serie di avvenimenti che hanno spinto don Giussani ad arrivare ad una risposta, che poi sarebbe diventata il perno di tutto il suo insegnamento: la salvezza può venire solo dalla comunione cristiana, intesa come un modo assolutamente originale di concepire l’esistenza, che viene dall’alto, nasce dalla fede, e da essa trae lo sguardo sull’uomo e sul mondo, costituendo l’unica regola di vita”.
Il lavoro di monsignor Camisasca è stato presentato ieri al Campidoglio.
«È la seconda volta che la Sala della Protomoteca, la più importante del Campidoglio, si riempie per ricordare don Gius». Mariapia Garavaglia, vicesindaco di Roma, ha introdotto così l’incontro di presentazione dei tre volumi sulla storia di Comunione e Liberazione, scritti da don Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità dei missionari di san Carlo Borromeo. “Le origini”; “La ripresa”; “Il Riconoscimento”: questi i titoli dei libri, riuniti recentemente in un cofanetto. Al saluto del vicesindaco sono seguiti gli interventi di Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”, di Giancarlo Cesana, docente di medicina del Lavoro e responsabile da anni del movimento. Infine l’intervento dell’autore. A fare da moderatore, Angiolino Lonardi, direttore di Raiutile.
I volumi partono dalla vita del fondatore, don Luigi Giussani, dalla sua vocazione e soprattutto dalle ragioni che lo hanno condotto, senza nessun progetto, ad insegnare a scuola. «La storia di Cl - ha spiegato Giancarlo Cesana - è la storia di un’altra Italia, di un’altra gioventù. Di una gioventù diversa dai protagonisti del ’68. È una storia iniziata di schianto: in treno, all’improvviso. Don Giussani, parlando con un gruppetto di studenti, si accorse della loro ignoranza rispetto alla fede. E così decise di insegnare nelle scuole». Da questa esperienza iniziale nelle scuole iniziò l’esperienza di Gioventù Studentesca (Gs). Successivamente nacque Cl. Nessun progetto, quindi. Quasi un’anomalia rispetto al cattolicesimo organizzato di quegli anni.
Anche Giuliano Ferrara, conservando il suo status di “super laico”, ha sottolineato il valore culturale di Cl, nata proprio per dare un senso al mondo in cui si vive. «E chi dona senso al mondo - ha spiegato Ferrara - non è un’integralista, bensì uno che ama lo splendore della verità».
Nelle parole di chi l’ha scritto, don Massimo Camisasca, si conserva ancora intatto il sapore dei momenti trascorsi con don Giussani. «Il grande regalo che ho ricevuto scrivendo questo libro - ha detto don Massimo - è stato di fare sette anni di esercizi spirituali con lui; di conoscerlo, di condividerci dei momenti. Anche se don Giussani, come tutte le persone geniali, è una persona infinitamente conoscibile. La cosa che mi ha più colpito di lui è che cercava se stesso in tutti gli uomini: attaccava bottone in treno, sull’aereo, in taxi. Nell’altro incontrava il Mistero. In don Giussani era inscindibile Incarnazione e Trascendenza. Parlando di Dio, parlava degli uomini».
Per don Massimo il grande pregio del fondatore di Cl è stato soprattutto il suo essere un grande educatore. «Se si pensa che il 24 marzo all’Udienza generale concessa da Papa Benedetto XVI al movimento di Cl c’erano 100.000 persone, si capisce la continuità che è stato in grado di generare». Comunione e Liberazione, oggi è presente in ottanta Paese e, nonostante negli anni sia stata anche accusata di collateralismo con il mondo della politica e dell’economia, questo movimento continua ad affascinare moltissimi giovani. È presente nelle scuole, medie e superiori, ma soprattutto nelle Università.
Perché? La ragione di questo seguito l’ha spiegata con una sintesi efficace proprio Cesana, il quale ha detto: «Giussani ha fatto di Cristo un neologismo». Vale a dire una cosa nuova, che valeva la pena essere scoperta. «Era molto pragmatico - ha proseguito. Quando ti incontrava, non ti faceva lunghi discorsi. Diceva solo due parole: vieni e vedi. Nient’altro».
Anche il Papa nell’Udienza tenuta a Piazza San Pietro, il 24 marzo ha ribadito proprio questo aspetto. «Lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa, attraverso don Giussani, un Movimento, il vostro, che testimoniasse la bellezza di essere cristiani in un'epoca in cui andava diffondendosi l’opinione che il cristianesimo fosse qualcosa di faticoso e di opprimente da vivere. Don Giussani s’impegnò allora a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo "Via, Verità e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell'uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa». (P.P) (Agenzia Fides 27/04/2007, righe 80 ; parole 1.146)


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