AFRICA/SOMALIA - Migliaia di sfollati e oltre 3 mila casi di dissenteria e colera nel giro di pochi giorni: drammatico appello alla Comunità internazionale

venerdì, 27 aprile 2007

Roma (Agenzia Fides) - Nel sud e nel centro nord della Somalia si sono registrati decine di migliaia di sfollati e oltre 3.000 casi di dissenteria e colera nel giro di pochi giorni. Particolarmente colpita tutta la zona che dalla capitale, Mogadiscio, si estende a Sud verso il Basso Scebeli.
“Oggi l’accesso umanitario ad alcune regioni è praticamente chiuso ed è indispensabile ristabilirlo con urgenza, per portare aiuto alle popolazioni al limite della sopravvivenza - spiegano gli operatori umanitari delle Ong che hanno dato avvio al coordinamento umanitario ITALIA AIUTA. E’ fondamentale creare un corridoio umanitario che ci permetta di raggiungere gli sfollati prima che l’emergenza produca i suoi danni peggiori”.
Le notizie che arrivano dalla Somalia diventano di giorno in giorno sempre più drammatiche. Sono già oltre 250 mila le persone fuggite dalla capitale o costrette a spostarsi al suo interno. La città di Merka, a sud di Mogadiscio, ha visto raddoppiare la propria popolazione con l’arrivo degli sfollati. Lo stesso a Jowhar, Baidoa, Balad, Afgoi ed altri centri delle regioni meridionali che si trovano nelle stesse condizioni. A peggiorare la situazione sono, tra l’altro, una diffusa epidemia di diarrea che ha provocato molte vittime tra i bambini e l’inizio della nuova stagione piovosa.
Anche gli operatori sanitari che operano nelle strutture ospedaliere e territoriali di El Der e Harardrere lanciano un allarme umanitario: la popolazione si moltiplica ogni giorno e scarseggiano medicinali e generi di prima necessità per assisterla.
I dati raccolti nelle strutture sanitarie di Merka e della regione indicano che il numero dei pazienti è raddoppiato, con oltre 3 mila nuovi casi di sospetto colera. Servono medicinali e generi di prima necessità di ogni tipo.
Già nel 2006, l’estrema siccità seguita da improvvise piogge e inondazioni aveva colpito il sud del paese, distruggendo i principali raccolti e causando la morte di migliaia di animali. La perdita per la popolazione era stata grave, poiché la precaria economia dell’area si basa sull’agricoltura e sull’allevamento. Nel solo Basso Scebeli, più di 3 mila famiglie (almeno 15 mila persone) si erano mosse verso i centri maggiori: Merka, Brava, Qorioley e Afgoye alla ricerca di cibo e ospitalità. (AP) (27/4/2007 Agenzia Fides; Righe:32; Parole:380)


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