AFRICA/ZIMBABWE - Si aggrava la situazione politica e sociale dopo l’arresto del leader dell’opposizione

lunedì, 12 marzo 2007

Harare (Agenzia Fides)- Si aggrava la situazione politica nello Zimbabwe dopo l’arresto del leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai, e i gravi scontri di ieri, domenica 11 marzo, nel corso dei quali è stata uccisa una manifestante.
Tsvangirai, capo del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC), è stato fermato insieme a una decina di dimostranti dopo che la polizia ha impedito lo svolgimento di una manifestazione per protestare contro la decisione del Presidente Robert Mugabe di ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziale previste nel 2008, ma che potrebbero slittare di due anni. Il partito del Presidente ha infatti annunciato che intende chiedere un’estensione del suo mandato al 2010 per “armonizzare” le elezioni presidenziali con quelle parlamentari, previste in quell’anno.
L’arresto è avvenuto nei pressi di Highfields, una grande baraccopoli alle porte della capitale Harare. Oltre a Tsvangirai, la polizia ha fermato anche Nelson Chamisa, portavoce del MDC. L’opposizione accusa la polizia di aver sparato indiscriminatamente per disperdere la folla. La manifestazione era incentrata su un momento di preghiera ed era stata promossa dai partiti d’opposizione, da organizzazioni della società civile e dalle principali chiese del Paese.
La protesta dell’opposizione è legata anche alla gravissima crisi economica che colpisce il Paese da tempo e che si aggrava di giorno in giorno.
Il Presidente Mugabe, 83 anni, negli ultimi anni ha progressivamente imposto restrizioni alle libertà democratiche e una serie di riforme economiche che hanno portato il Paese alla bancarotta. In particolare la distribuzione delle terre possedute dai proprietari agricoli alla popolazione nera è stata condotta in base a criteri di carattere politico (accontentare i sostenitori del Presidente), distruggendo il sistema agricolo locale.
Lo Zimbabwe , un tempo considerato il “granaio dell’Africa Australe”, è ora costretto a importare derrate alimentari per sostenere una popolazione sempre più impoverita. Il tasso di disoccupazione è dell’80 per cento e a febbraio il tasso di inflazione annua ha raggiunto il livello record del 1.729,9 per cento (era del 1.593,6 per cento nei mesi precedenti).
L’aumento dell’inflazione è trainato dai prezzi crescenti dei generi alimentari, a sua volta generato dalla scarsa produzione agricola locale. Secondo dati del Dipartimento americano per l’Agricoltura, quest’anno nello Zimbabwe il raccolto di mais sarà di 850mila tonnellate, meno della metà della necessità domestiche. La siccità che ha colpito le aree meridionali del Paese ha aggravato una situazione che era già compromessa.
La popolazione fa fatica a trovare nei negozi prodotti essenziali (dai generi alimentari al sapone, dalla benzina ai medicinali) ma si è creato un fiorente mercato parallelo che ha aggravato ulteriormente l’inflazione. Il governo ha bloccato il prezzo di alcuni generi di prima necessità, con il risultato che diverse aziende non trovano più conveniente continuare a produrli. I forni industriali, ad esempio, non producono più pane, il cui prezzo è calmierato, e producono solo dolci e biscotti, il cui prezzo è libero.
Nell’Africa Australe si teme l’estendersi della crisi dello Zimbabwe ai Paesi limitrofi dove si sono rifugiati milioni di zimbabwiani. Dopo 7 anni di caos economico e sociale diversi esperti ritengono che il Paese sia sull’orlo del collasso totale. (L.M.) (Agenzia Fides 12/3/2007 righe 45 parole 525)


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