AMERICA/BOLIVIA - Solo un indigeno boliviano su dieci porta a termine gli studi della scuola primaria. Nuovi Centri Culturali per imparare, scambiare esperienze, proporre idee ed essere ascoltati

sabato, 3 marzo 2007

Roma (Agenzia Fides) - Oltre il 60% della popolazione boliviana è indigena e parla dialetti locali, ma la mancanza di un sistema educativo adeguato alle sue necessità porta come conseguenza una preparazione scolastica disastrosa. Il 39% della popolazione indigena boliviana non ha nessun tipo di educazione, mentre quasi il 51% non termina il corso di studi obbligatori.
Per far fronte a questo problema i gruppi dell’organizzazione spagnola Intervida impegnati in Bolivia hanno avviato quattro Centri Culturali dove bambini, bambine ed adolescenti sono impegnati in attività mirate a rivalutare la cultura indigena, con programmi radiofonici e gruppi di poesia aymara.
Secondo l’ultimo censimento, oltre il 60% della popolazione parla la lingua madre. Tuttavia, nonostante questa maggioranza, la popolazione indigena è discriminata, sia per quanto riguarda l’istruzione che per i servizi sanitari o il lavoro, inoltre almeno l’80% vive in situazioni di povertà. Per questo motivo molti giovani cercano di cancellare e perdere le loro origini indigene.
Secondo i dati dell’UNESCO, in Bolivia coesistono 36 villaggi indigeni, circa il 60% della popolazione del paese, anche se in alcune zone rurali, il 90% dei suoi abitanti sono indigeni. I principali sono gli aymara (1,6 milioni di persone) e i quechua (2,5 milioni di persone).
Il 39% degli indigeni sono analfabeti e circa il 16%, nonostante sappiano leggere e scrivere, non sono in grado di capire i testi. Il 51% inizia a frequentare la scuola ma non riesce a terminare neanche il corso di studi obbligatori. Solamente il 10% di loro completa la scuola primaria e può accedere a quella secondaria. Il problema è prevalentemente dovuto al fatto che manca una istruzione bilingue che faciliti l’apprendimento e la comprensione delle diverse materie.
La mancanza di istruzione comporta anche molte difficoltà per trovare un impiego, e molte comunità emigrano dalle zone rurali per stabilirsi in città dove si parla “castigliano”. In questi nuovi ambienti, spesso, nascondono la loro reale provenienza linguistica per paura di essere discriminati anche lì. Una di queste città è El Alto, con una popolazione prevalentemente aymara, dove il 50% dei suoi abitanti ha meno di 19 anni. I giovani purtroppo si scontrano con una triplice discriminazione: economico-sociale, in quanto appartenenti ad una città o comunità povera; culturale, in quanto indigeni; e generazionale, poichè essere giovani è considerato socialmente un problema.
E’ in questo contesto che intervengono per promuovere l’importanza della cultura indigena i gruppi culturali di Intervida. Nei Centri Culturali appena inaugurati, bambini, adolescenti e giovani possono imparare, scambiarsi esperienze, proporre idee e, soprattutto, essere ascoltati.
Tra le attività svolte per rivalutare la cultura aymara, emerge il programma radiofonico locale ‘Tu revista juvenil entérate’, prodotto, diretto e condotto da giovani e adolescenti di Tiwanaku. L’obiettivo è promuovere il patrimonio socioculturale delle comunità indigene e potenziare l’uso dei dialetti. Inoltre, due anni fa, nel Centro Culturale Utasa, è stato organizzato il gruppo ‘Poesis’ formato da giovani e adolescenti che parlano e leggono poesie in aymara. Il ‘Club de lectores’, invece riunisce 20 bambini, bambine e giovani una volta alla settimana, per leggere un libro e discutere sul contenuto. (AP) (3/3/2007 Agenzia Fides; Righe:43; Parole: 534)


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