EUROPA/SPAGNA - Per i Vescovi la nuova Legge Organica sull’Educazione non rispetta alcuni diritti fondamentali ed introduce nelle coscienze dei giovani il relativismo morale e l'ideologia del genere

venerdì, 2 marzo 2007

Madrid (Agenzia Fides) - La Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Spagnola, dopo la riunione del 27 e 28 febbraio ha pubblicato una dichiarazione intitolata "La Legge organica sull’Educazione (LOE), i Reali Decreti che la sviluppano ed i diritti fondamentali dei genitori e delle scuole". I Vescovi presentano una valutazione accurata della Legge, in questo momento decisivo per il futuro dell'educazione in Spagna dato che la normativa non rispetta alcuni diritti fondamentali. Il documento è diviso in quattro capitoli: “L'insegnamento della Religione cattolica”, “I Docenti di Religione cattolica”, “L'Educazione per la Cittadinanza” e “Le libertà di insegnamento e di scelta del centro educativo”.
I Vescovi segnalano che la LOE relega l'insegnamento della religione in un ruolo secondario, riducendo il numero di ore e stabilendo che gli alunni che non frequentino l’insegnamento della religione "riceveranno una 'attenzione educativa' la cui definizione rimane all'arbitrato di ogni centro", questo suppone una soluzione discriminatoria per quanti scelgono religione.
La Legge introduce inoltre “nuove regole per gli insegnanti di religione che non rispondono in modo soddisfacente né agli impegni assunti dallo Stato con la Chiesa Cattolica, né alla giurisprudenza in materia". I Vescovi ritengono che i professori di religione "sono lavoratori nel campo dell'insegnamento i cui diritti lavorativi devono essere pienamente riconosciuti e tutelati", ma contemporaneamente, non si può dimenticare che "esercitano una missione specifica - quella di formare gli alunni nella dottrina e nella morale cattolica - che esige un'abilitazione accademica speciale ed una identificazione con la dottrina che insegnano", abilitazione che solo l'autorità della Chiesa può garantire. Tuttavia la LOE non stabilisce meccanismi adeguati affinché la Chiesa possa esercitare questo compito.
Un altro punto trattato nel documento è la problematica materia di “Educazione per la Cittadinanza” che costituisce una formazione statale obbligatoria delle coscienze, secondo il parere dei Vescovi. "Lo Stato non può imporre legittimamente nessuna formazione della coscienza morale degli alunni in base alla libera scelta dei loro genitori": è invece proprio quello che fa questa materia. Perciò è inaccettabile perché impone legalmente a tutti un'antropologia che soltanto alcuni condividono e, perché i suoi contenuti sono dannosi per lo sviluppo integrale della persona, poiché "introduce nelle coscienze dei giovani il relativismo morale e l'ideologia del genere".
Infine, la LOE contiene anche "altre disposizioni che condizionano seriamente le libertà di insegnamento e di scelta dei centri educativi" da parte dei genitori. I Vescovi concludono affermando che è necessario arrivare ad un ampio consenso o ad un patto di Stato nelle questioni basilari che coinvolgono i diritti fondamentali delle persone e della scuola, e ringraziano per il lavoro svolto i professori di religione, i direttori dei centri educativi, la Scuola Cattolica, educatori e genitori. (RG) (Agenzia Fides 2/3/2007; righe 35, parole 445)


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