AFRICA/GUINEA - “Entro il 12 febbraio il Primo Ministro, altrimenti sciopero” minacciano i sindacati guineani

martedì, 6 febbraio 2007

Conakry (Agenzia Fides) - I sindacati e l’opposizione guineana minacciano di riprendere lo sciopero se il Presidente Lansana Conté non nomina entro il 12 febbraio un nuovo Primo Ministro. La promessa della nomina del premier, gradito all’opposizione, era stata un elemento decisivo nel fermare lo sciopero generale e le manifestazioni di protesta che avevano bloccato la Guinea per 18 giorni, dal 10 al 27 gennaio (vedi Fides 20 e 23 gennaio 2007). Negli scontri tra le forze dell’ordine e i dimostranti erano morte almeno una sessantina di persone e diverse altre erano rimaste ferite. Lo sciopero generale aveva bloccato il vitale settore estrattivo, impedendo l’esportazione della bauxite, la principale risorsa economica del Paese.
Il 27 gennaio lo sciopero era stato sospeso dopo un accordo con la Presidenza. Il punto principale prevedeva la nomina di un nuovo Primo Ministro con ampi poteri, che deve essere un “uomo nuovo e integro”, secondo le intenzioni dei sindacati e dell’opposizione.
Dall’indipendenza, nel 1958, il ruolo di Capo del Governo è sempre stato ricoperto dallo stesso Presidente. L’attuale Capo dello Stato, Conté, è anziano (72 anni) e malato, non più in grado di governare il Paese. La nuova figura di Primo Ministro durerà in carica 3 anni durante un periodo di transizione, guiderà il governo e avrà il potere di nominare e revocare i ministri. Al termine del periodo di transizione verranno convocate elezioni politiche generali. Altro punto qualificante dell’accordo è la riduzione del prezzo del carburante e del riso.
I leader sindacali rimproverano al Presidente che dal 27 gennaio ad oggi vi è stato solo il decreto sulle attribuzioni del Capo di Governo. Da allora le cose non si sono mosse e non vi sono indicazioni sulla nomina del Premier. I sindacati hanno quindi deciso di inviare l’ultimatum al Presidente. La popolazione chiede da tempo un miglioramento delle condizioni di vita anche per via dell’inflazione (dovuta in parte all’elevato costo del carburante e alla debolezza della moneta locale) e per l’alto tasso di disoccupazione, a fronte di risorse che renderebbe la Guinea un Paese potenzialmente ricco. (L.M.) (Agenzia Fides 6/2/2007 righe 30 parole 374)


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